Dal Covid-19 alla Libia, le sfide del nuovo direttore dell’Aise
Il generale Caravelli al vertice dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna
La nomina del generale Giovanni Caravelli come nuovo direttore dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, arriva in un momento denso di sfide per l’Italia. Diversi sono infatti i fronti vecchi e nuovi con cui dovrà confrontarsi il generale scelto ieri dal Consiglio dei ministri per la successione a Luciano Carta, destinato alla presidenza di Leonardo: dalla sicurezza sanitaria al terrorismo, dalla Libia alle minacce cyber, dai rischi per l’economia nazionale agli scenari geopolitici in evoluzione, fino alla liberazione dei tre italiani ancora in ostaggio nel mondo. Un impegno a cui Caravelli non giunge certo impreparato, in virtù di una lunga, importante, esperienza nelle Forze Armate e all’interno dell’intelligence, di cui fino a ieri era vicedirettore. Un incarico che ha concluso riportando in Italia la cooperante Silvia Romano.
In periodo di pandemia, la prima sfida che il nuovo direttore dell’Aise sarà chiamato ad affrontare riguarda proprio la sicurezza sanitaria del Paese. Caravelli – descritto da chi lo conosce come attento, puntiglioso e tenace – se ne occupa già da tempo. Il dossier, d’altra parte, presenta numerose sfaccettature da valutare e soppesare: c’è l’eventualità di una nuova ondata dell’epidemia, che il Paese deve essere pronto a contrastare, e ci sono le indagini sulla nascita e la diffusione del Covid-19. L’intento è quello di avere certezze sull’origine del virus, sia essa naturale o artificiale. E, in caso, di determinare il ruolo – se c’è stato – della Cina, cercando di capire cosa si è realmente verificato nel laboratorio di Wuhan su cui si è concentrata l’attenzione di molti. Non meno importate sarà poi il contrasto al possibile spionaggio industriale internazionale, in un momento in cui la ricerca di un vaccino è diventata una priorità assoluta per tutti i governi.
A quest’ultimo aspetto si lega, almeno in parte, un altro dossier caldo, quello della cyber security, della protezione delle nostre aziende e dell’intero Sistema Paese da attacchi informatici, disinformazione e propaganda. Temi che Caravelli conosce bene da anni, avendone fatto oggetto di studio come armi dal potenziale illimitato. In passato, inoltre, il generale ha guidato la Brigata Informazioni Tattiche, che raggruppa le unità di guerra elettronica dell’Esercito italiano. Il Corno d’Africa e la crisi in Libia sono l’altro grande tema sul tavolo del nuovo direttore dell’Aise. Ma qui Caravelli ‘gioca in casa’. Profondo conoscitore di quell’area, il generale ha svolto un ruolo molto attivo nel dialogo intrapreso dall’Italia con il primo ministro libico Fayez al Sarraj e con il generale Khalifa Haftar, che riuscì a portare alla Conferenza di Palermo, nel novembre del 2018, quando sembrava ormai che l’uomo forte della Cirenaica avesse rinunciato.
E se naturalmente la minaccia jihadista, gli assestamenti interni nallo Stato islamico dopo la sconfitta territoriale dell’Isis, la crisi in Afghanistan e il ruolo dell’Iran nell’area mediorientale restano sempre temi caldi, la liberazione dei tre italiani ancora in ostaggio nel mondo (Padre Dall’Oglio, Padre Macalli e Nicola Chiacchio) rimane per Caravelli una ferita aperta. Dopo avere guidato la strategia della nostra intelligence per la liberazione in Somalia della cooperante Silvia Romano, riportata in Italia proprio alla vigilia della sua nomina, Caravelli proverà a ripetersi. Il tentativo di consegnarli alle loro famiglie proseguirà anche nella sua nuova veste.