Dal paternalismo alla gaffe: il caso Prodi che non passa inosservato
Oriana Fallaci, che in una lettera scritta nel 2004 lo definiva “un Pulcinella e Brighella della Commedia dell’Arte”, accusandolo di superficialità e irresponsabilità

Romano Prodi
Un gesto scomposto, una reazione spropositata, una classe politica che tace o peggio ancora si schiera dalla sua parte. Romano Prodi, l’ex premier di ferro (almeno nei suoi intenti), è tornato a far parlare di sé, ma non esattamente per i motivi che avrebbe sperato. La vicenda dell’intervista con Lavinia Orefici, inviata di Quarta Repubblica, sta diventando un caso nazionale che mette in luce tutto ciò che non va nella politica italiana: l’arroganza del potere, il paternalismo fuori luogo e la mancanza di umiltà di chi dovrebbe essere un esempio.
Tutto nasce sabato 22 marzo, quando Orefici, durante un’intervista sul Manifesto di Ventotene, osa chiedere a Prodi cosa pensi di un passaggio del documento storico. Una domanda legittima, anzi quasi banale, che però scatena l’ira funesta dell’ex leader del centrosinistra. “Ma che cavolo mi chiede? Io mai detto una roba del genere in vita mia”, sbotta Prodi, come se fosse stato interpellato su questioni indegne della sua statura intellettuale. Quando la giornalista replica che si tratta di un passaggio noto del Manifesto, lui la rimbecca con tono paternalistico: “Lo so benissimo signora, non sono mica un bambino”. E qui arriva il colpo di scena – letteralmente. Secondo Nicola Porro, conduttore della trasmissione, Prodi afferra i capelli di Orefici, un gesto confermato dalle immagini mostrate lunedì sera su Rete 4.
La difesa di Prodi? Non convince. “Non ho strattonato o tirato i capelli alla giornalista”, ha dichiarato all’Ansa, sostenendo invece di averle appoggiato una mano sulla spalla perché “stava dicendo cose assurde”. Peccato che le immagini raccontino tutt’altro: il braccio sale verso la testa, non la spalla, e la mano stringe un ciuffo biondo. Un dettaglio che non lascia spazio a interpretazioni, se non quella di un uomo che, messo alle strette, ha perso il controllo.
Eppure, dal centrosinistra, il silenzio è assordante. Enrico Letta, segretario del PD, ha espresso “solidarietà” a Prodi, mentre il giornalista Massimo Giannini, ha addirittura esultato parlando di “una lezione ai giornalisti sicari di regime”. Una reazione imbarazzante, che dimostra quanto certi ambienti politici siano pronti a difendere i propri uomini a prescindere, anche quando sbagliano in modo così eclatante.
Ma c’è di più. Questo episodio non è che l’ennesima figuraccia di una carriera costellata di gaffe e atteggiamenti discutibili. Basti pensare al celebre sfogo di Oriana Fallaci, che in una lettera scritta nel 2004 lo definiva “un Pulcinella e Brighella della Commedia dell’Arte”, accusandolo di superficialità e irresponsabilità. “Mi rammenta la Comèdie Italienne”, scriveva la grande giornalista fiorentina, descrivendo Prodi come un personaggio tragicomico, incapace di comprendere il peso delle sue azioni.
E oggi, a distanza di anni, nulla sembra cambiato. Anzi, forse è peggiorato. Durante un evento a Bologna, Prodi ha liquidato i giornalisti con una battuta sarcastica: “Figurati se parlo con una giornalista, che poi dicono che l’ho stuprata…”. Una frase che, oltre a essere di cattivo gusto, dimostra una totale mancanza di autocritica e rispetto per il ruolo che ha ricoperto.