Sara’ perche’ la minoranza dem si e’ sfilata ancora una volta, sara’ perche’ l’appuntamento coincide con la campagna sui ballottaggi, ma anche i renziani restano abbastanza freddi sul ‘no tax day’ di domani. “Ma i banchetti chi li deve fare?”, si chiede piu’ di un fedelissimo del premier. I bersaniani sono ancora piu’ espliciti: “Neanche il Pci – osserva un senatore vicino all’ex segretario – si sarebbe permesso di pensare ad una festa simile, con tante scadenze fiscali da pagare, per di piu’ in un giorno infrasettimanale…”. Renzi spiega che ci saranno “una centinaia” di banchetti, che il Pd “sara’ in forze” perche’ si tratta di una giornata “di orgoglio” per le tante riforme varate da governo e Parlamento e perche’ “le tasse in Italia cominciano a scendere”. Il problema, in realta’ – sottolineano fonti dem -, non e’ solo legato alla difficolta’ di mettere in moto la macchina su banchetti e volantini, quanto alla richiesta proveniente da piu’ parti di rimettere mano al Pd. Una segreteria piu’ stretta, deleghe forti, piu’ attenzione all’organizzazione: sono le richieste avanzate anche dai renziani della prima ora. Che i dem abbiano difficolta’ in alcune aree lo ha sottolineato piu’ volte anche il presidente del Consiglio. E’ un problema – ha spiegato anche Delrio a qualche deputato – che arriva da lontano, legato ai capibastone e ai capicorrenti, che ci sia una debolezza e’ evidente, Renzi interverra’. Renzi subito dopo domenica fara’ partire l’operazione ‘lanciafiamme’. Ma al di la’ dei timori per un rischio flop sulle celebrazioni per la cancellazione dell’Imu lo sguardo e’ rivolto ai ballottaggi.
Il centrodestra e’ pronto a chiedere le dimissioni di Renzi qualora il Pd perdesse le piazze di Milano, Torino e Roma, con l’obiettivo di arrivare subito ad un esecutivo di larghe intese. E anche la minoranza dem aspetta il segretario al varco. Il fronte anti-Renzi, quindi, non aspettera’ il referendum per chiedere un passo indietro del Capo del governo in caso di sconfitta Pd. Ma Renzi ha da tempo spiegato che l’esito dei ballottaggi non modifica nulla, che si puntera’ sulla legge di stabilita’ (anticipando l’Irpef, introducendo gli 80 euro per i pensionati e magari sull’abolizione del bollo auto) e sul referendum, la madre di tutte le battaglie. Con la convinzione che la Corte costituzionale si pronuncera’ a favore dell’Italicum e con la volonta’ di portare in Parlamento un disegno di legge sull’elezione dirette dei senatori per trovare un’intesa con la minoranza dem. L’in bocca al lupo a tutti i candidati e’ un segnale che il premier non da un peso determinante alla partita dei ballottaggi. Ma le battute di D’Alema a Quagliariello hanno creato un caso. Rimarcando, a detta dei renziani, che “una santa alleanza” per delegittimare il premier c’e’. Anche i sindacati, Cgil in testa, sottolineano fonti dem, voteranno per Raggi. “D’Alema? Ha smentito, non commento”, ha glissato il premier sorridendo. Con i suoi e’ stato ancora piu’ sarcastico: e’ da anni che prova a farmi fuori senza riuscirci… Per la minoranza dem, pero’, e’ in atto un tentativo di spostare proprio sui cosiddetti ‘ribelli’ la colpa e la responsabilita’ di un eventuale insuccesso ai ballottaggi. “E’ una ricostruzione falsa, ci sono dei mandanti”, spiega la portavoce di D’Alema. “Polemica chiusa”, dice Orfini ma in realta’ il caso resta aperto. (Agi)