D’Alema e Bersani, le due spine di Renzi. Ma il premier guarda oltre. Malessere tra i verdiniani
ITALICUM Sul tavolo della commissione la possibilita’ di allargare premio coalizione, di andare sul turno unico e ridimensionare numero capilista bloccati
“Il tentativo di trovare un’intesa sulla legge elettorale e’ serio”, dice Gianni Cuperlo. Sulla stessa lunghezza d’onda Lorenzo Guerini. La struttura Pd che dovra’ far partire il dialogo prima del 4 dicembre sulle modifiche all’Italicum si e’ istituita ma i bersaniani mantengono le distanze. “Resta lo scetticismo”, mette in chiaro l’ex segretario Pd. “Questo tentativo e’ destinato ad un binario morto”, riferisce un senatore. Insomma rispetto a martedì il quadro e’ cambiato poco. Se non che, e’ sceso in campo D’Alema che ha denunciato “un clima di paura e di intimidazione” e ha messo insieme una platea che va dagli ‘azzurri’ Romani, Gasparri e Matteoli a Civati e a molti esponenti della Prima Repubblica come Cirino Pomicino, Lamberto Dini e Peppino Gargani. “Va bene ogni contributo ma noi siamo contro le accozzaglie”, spiegano i bersaniani. Renzi vede proprio nell’ex premier il ‘miglior nemico’ ma la minoranza dem non intende lasciare alibi al presidente del Consiglio. In ogni caso, non mancheranno iniziative comuni, con il ‘lider maximo’ che sara’ chiamato dai ‘ribelli’ a spiegare le ragioni del no sul territorio. Differente la strategia di Bersani: l’obiettivo e’ non fare della consultazione un’apocalisse; “cosi’ si regalano altri 5 punti a Renzi”, ragiona un deputato della minoranza. Il nodo nel Pd e’ sempre il combinato riforme-Italicum. La prossima settimana si riunira’ la commissione: sul tavolo la possibilita’ di allargare il premio alla coalizione, di andare sul turno unico e di ridimensionare il numero dei capilista bloccati, ma per ora una proposta dem non c’e’ e non ci sara’ a breve.
“Renzi ci metta subito la faccia”, e’ l’invito di Cuperlo. Il premier, spiegano fonti parlamentari renziane, pero’ non vuol piu’ sentir parlare di legge elettorale. Considera in qualche modo, sottolineano le stesse fonti, la partita chiusa: l’offerta a cambiare l’Italicum e’ stata fatta, la commissione vada avanti, ma il partito – questo il ragionamento – si concentri sul referendum. Il premier ha chiesto che i fari vengano spenti sulle diatribe del Pd. Questo continuo duellare ci fa perdere voti, e’ un danno di immagine, e’ la tesi. C’e’ soddisfazione al Nazareno per l’atteggiamento di Cuperlo, ma la ‘mission’ ora e’ andare alla ricerca di voti oltre il Pd. Nel campo della sinistra, innanzitutto. Non e’ un caso che Stefano e Uras, due ex Sel approdati nel Gruppo misto, abbiano votato la risoluzione di maggioranza sul Def. “Sbaglia Bersani a chiudere – spiega Stefano – e’ un errore madornale. Il referendum? Se vince il si’ non e’ la fine del mondo”, taglia corto. L’interlocutore del Pd, in realta’, e’ Pisapia, l’ex sindaco di Milano. E’ a lui che si guarda quando dopo il 4 dicembre, qualora dovessero vincere i si’, si dovrebbe cominciare a lavorare per costituire un’alleanza. Caccia anche a destra: il sito del comitato ‘Basta un si” ha sottolineato come siano moti i punti di contatto tra l’attuale riforma e quella del governo Berlusconi. Si muovono nel frattempo i centristi: al di la’ della costituzione del gruppo Scelta civica-Ala al Senato ieri, durante una riunione con i parlamentari, Verdini e Pera hanno chiarito che bisogna lavorare pancia a terra per il referendum. Alcuni verdiniani non nascondono il proprio malessere: “Non possiamo sempre fare i portatori d’acqua”, e’ la protesta, ma la linea e’ quella di passare eventualmente all’incasso dopo il referendum. “Non possiamo certo far vincere Grillo e i populisti di Salvini”, ha ribadito l’ex presidente del Senato. Il Movimento 5 stelle per ora sta portando avanti una campagna elettorale ‘tiepida’, ma fonti pentastellate spiegano che ora scenderanno in campo sindaci, consiglieri e i ‘big’ per “mandare a casa Renzi”.