D’Alema incita minoranza contro Renzi, è scontro nel Pd. La sinistra cerca di riorganizzarsi ma le ricette restano diverse
Orfini replica all’ex premier: “Dispiace che dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar. Così si offende la nostra comunità”. di Enzo Marino
di Enzo Marino
Massimo D’Alema dà la sveglia alla minoranza Pd contro il premier-segretario Matteo Renzi e accende uno scontro durissimo, e a distanza, con la maggioranza del partito. Ma non solo con loro. Il suo intervento ha provocato reazioni in chiaroscuro anche tra i rappresentanti della eterogenea minoranza del partito. Il guanto di sfida l’ex premier lo lancia dalla manifestazione della sinistra Pd sul tema della democrazia: “Voglio darvi due consigli – dice ribadendo di essere ormai un esponente della sinistra ‘extraparlamentare’ perchè fuori dalle istituzioni – il primo è che questa parte del Pd può avere un peso solo se raggiunge un certo grado di unità nell’azione, altrimenti non avrà alcun peso. Il secondo è che una componente minoritaria in un partito a forte componente personale e anche di arroganza, può avere peso solo se si muove con coerenza, definendo i punti invalicabili con assoluta intransigenza”.
L’accusa di personalismo e arroganza non piace evidentemente al resto del partito e così replica per primo il presidente del Pd, Matteo Orfini, via Twitter: “Dispiace che dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar. Così si offende la nostra comunità”. Ancora più pesante è la reazione del vicesegretario Lorenzo Guerini: “Renzi ha stravinto il congresso e portato il Pd al 41% per cambiare l’Italia dove altri non sono riusciti, qualcuno se ne faccia una ragione”. Alla riunione delle minoranze hanno preso la parola Roberto Speranza, Rosy Bindi, Stefano Fassina, Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Pippo Civati, Barbara Pollastrini e tanti altri, parlamentari e non. Alfredo D’Attorre in apertura ha proposto un tavolo di lavoro Camera-Senato per modificare la legge elettorale e la riforma del Senato. Uno dei temi che insieme al jobs act è in cima al cahiers de doleance della sinistra Dem. Ma l’analisi più feroce della stagione renziana è stata quella di D’Alema: “Stiamo assistendo a un processo di riduzione della partecipazione politica che non è contrastato ma perseguito come valore positivo”.
E “il saldo tra quelli che se ne vanno, che sono tantissimi, e quelli che vengono non è positivo sia per qualità che per quantità – avverte -. Condivido chi dice che bisogna dare battaglia dentro il partito, ma si vince giocando all’interno e dall’esterno. Buona parte delle forze che sostengono la leadership di Renzi non è iscritta al Pd e lui le ha organizzate, le Leopolode si vanno diffondendo”. Allora D’Alema propone di fare altrettanto: “Trovare un modo creativo di organizzare, non gli iscritti alle correnti del Pd per piacere no! Ma creare una grande associazione per il rinnovamento e la rinascita della sinistra”. La proposta viene apprezzata un pò da tutti, da Bersani per primo che dice: “D’Alema ha detto una cosa sacrosanta: c’è tanta gente nel Pd in sofferenza e a disagio. Bisogna trovare il sistema, anche dal punto di vista organizzativo, per dialogare con questi mondi”. Ma poi ogni voce critica torna a distinguersi: la Bindi annuncia che farà campagna per il no al referendum sulla riforma costituzionale se questa non verrà modificata, Fassina dice no a un “correntone anti-Renzi” e propone la “rottamazione delle idee e dell’agenda…”, Civati arriva a mettere in discussione la stessa permanenza nel Pd.
“E’ difficile – dice quest’ultimo – contrastare il trasformismo andando avanti con le larghe intese fino al 2018, la riforma costituzionale non va bene dall’inizio, l’Italicum è contrario a quello che abbiamo sempre sostenuto come Pd, il Jobs act andava fermato prima di andare in aula… Tutti questi indizi – aggiunge Civati – sono una prova per rispondere da tempo alla domanda: noi siamo alternativi o compatibili con il renzismo e il renzismo è compatibile con la sinistra?”. Speranza mette però in guardia dalle tentazioni scissioniste: “Senza il Pd l’Italia rischia di implodere perchè l’alternativa fuori di noi è un disastro”. C’è anche Nicola Fratoianni di Sel che alla sinistra Pd propone di combattere battaglie comuni su diritti, legalità, scuola, ecc. Arriva poi Cuperlo, che da ex dalemiano attacca proprio il suo mentore: “Hai detto delle cose giuste ma con tutto il rispetto per la tua storia, D’Alema, dovresti chiederti perché la sinistra ha ceduto culturalmente negli anni in cui voi avete avuto il potere… se tu e altri in Europa aveste fatto il vostro dovere, oggi forse la montagna sarebbe più facile da scalare”.