Dall’8 al 14 marzo si celebra la Settimana mondiale del glaucoma
Malattia degenerativa dell’occhio che, solo in Italia, colpisce oltre un milione di persone VIDEO
Dall’8 al 14 marzo 2021 si svolge la Settimana mondiale del glaucoma, malattia degenerativa dell’occhio che, solo in Italia, colpisce oltre un milione di persone, la metà delle quali spesso non è neanche consapevole di esserne affetta. La Soi (Società oftalmologica italiana) promuove una serie di iniziative finalizzate alla sensibilizzazione e alla prevenzione di questa malattia che si può evitare con visite di controllo periodiche, come ha spiegato il presidente, Matteo Piovella.
“Il glaucoma è un problema di idraulica dell’occhio – ha spiegato – nell’occhio ci sono dei liquidi che per essere trasparenti devono essere continuamente cambiati; il sistema di cambio si basa su un canale di scarico che, quando si ostruisce, determina un aumento di pressione nell’occhio. Questo aumento di pressione, assolutamente non rilevabile dal paziente, procura nel tempo una lesione del nervo ottico con la perdita progressiva della vista. L’importante è sapere che, come dice la Soi, sottoporsi a controlli regolari da un medico oculista – dai 40 ai 60 anni ogni 2 anni e dopo i 60 anni, una volta all’anno – neutralizza al 100% questo problema. Per questo, noi dobbiamo sensibilizzare le persone”.
Ancora Piovella: “Il Covid ha azzerato il lavoro di anni sull’importanza delle visite perché i pazienti ritengono questa situazione non paragonabile al rischio di perdere la vita a differenza del Covid, quindi dobbiamo lavorare per questo. Per questo c’è la settimana del glaucoma; tutti gli oculisti sono a disposizione con mille attività e il 26 marzo ci sarà anche la Giornata nazionale dell’oftalmologia per sensibilizzare i decisori, la politica e i pazienti stessi che l’oculistica non è una scienza o un’assistenza elettiva, non prioritaria; se non ci prendiamo cura dei nostri occhi andiamo incontro alla cecità che è irreversibile. Abbiamo fatto passi da giganti ma oggi possiamo chiudere il conto con la cecità facendo la prevenzione che dev’essere una presa di coscienza dei pazienti; non devono stare seduti aspettando che lo Stato o un’organizzazione si prenda cura di loro, oggi non ci sono le risorse e non c’è neanche la mentalità”.