Dalla cella alla semilibertà: Alberto Stasi ottiene un nuovo beneficio penitenziario

Alberto Stasi
Alberto Stasi, condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi avvenuto nel 2007 a Garlasco, ha ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza di Milano il beneficio della semilibertà. La decisione, che segna una nuova tappa nel suo percorso di reinserimento sociale, è stata accolta dai legali del detenuto ma contestata dalla Procura Generale, che aveva espresso parere negativo in seguito all’intervista rilasciata da Stasi alle Iene durante un permesso premio.
Un caso che continua a dividere
La tragica morte di Chiara Poggi e il processo ad Alberto Stasi hanno lasciato un segno profondo nell’opinione pubblica italiana, alimentando dibattiti e polemiche ancora oggi. Nonostante Stasi abbia sempre negato la sua colpevolezza, ha accettato di scontare la pena inflittagli dal sistema giudiziario. Attualmente lavora come contabile all’esterno del carcere di Bollate, beneficiando già di permessi premio che gli consentono di trascorrere parte della giornata fuori dal penitenziario. Con la semilibertà, prevista dall’articolo 48 dell’Ordinamento Penitenziario, potrà ampliare ulteriormente i suoi spazi di libertà, proseguendo il percorso verso il reinserimento sociale.
La Procura Generale aveva sollevato dubbi sull’opportunità di concedere il beneficio, criticando l’intervista rilasciata da Stasi durante un permesso premio senza autorizzazione specifica. Tuttavia, i giudici hanno respinto queste obiezioni, ritenendo che il “tono pacato” dell’intervista e il comportamento “rigoroso e costante” tenuto da Stasi durante il suo percorso carcerario non compromettano i presupposti per la concessione della semilibertà.
Le motivazioni della Corte: un percorso di riabilitazione positivo
Nel provvedimento, redatto dalla giudice Maria Paola Caffarena, si legge che Stasi ha dimostrato un “assoluto rispetto delle regole”, sia all’interno del carcere che nei benefici penitenziari già concessi. Nonostante la sua posizione di negazione della colpevolezza, la Corte ha riconosciuto che l’accettazione della condanna e il rispetto delle norme penitenziarie rappresentano elementi sufficienti per promuovere un’ulteriore progressione trattamentale.
Cos’è la semilibertà?
DEFINIZIONE
La semilibertà è un regime penitenziario previsto dall’art. 48 dell’Ordinamento Penitenziario italiano.
COSA PREVEDE
Il detenuto può uscire dal carcere durante il giorno per:
- Attività lavorative
- Formazione professionale
- Percorsi terapeutici o riabilitativi
RIENTRO SERALE
Alla fine della giornata, il detenuto rientra in istituto per la notte.
FINALITÀ
- Favorire il reinserimento sociale graduale
- Garantire controllo e supervisione da parte delle autorità penitenziarie
“Sussistono i presupposti di legge per accogliere l’istanza di semilibertà proposta da Stasi Alberto, al fine di favorirne il reinserimento sociale”, scrivono i giudici. La semilibertà, infatti, è uno strumento pensato per accompagnare il detenuto verso una graduale reintegrazione, garantendo al contempo il controllo e la supervisione da parte delle autorità penitenziarie.
Tuttavia, la Corte ha precisato che per accedere a ulteriori benefici sarà necessario un approfondimento psicologico più profondo, finalizzato a superare le “barriere difensive” del condannato e a scandagliare aspetti nascosti della sua personalità. Un operatore carcerario che lo ha seguito ha descritto Stasi come una persona che tende a evitare temi dolorosi o emotivamente difficili, ancorandosi a fatti concreti per regolare la propria emotività. Questa modalità, secondo l’operatore, non è legata a una volontà di negare il dolore, ma piuttosto a una scelta di proteggere il proprio mondo interiore.
Le criticità sollevate dalla Procura Generale
La Procura Generale aveva espresso forti perplessità sulla maturità del percorso di Stasi, sottolineando come l’intervista alle Iene potesse rappresentare un segnale di superficialità o mancanza di consapevolezza. Tuttavia, i giudici hanno respinto queste critiche, ritenendo che il comportamento complessivo del detenuto – caratterizzato da un rigoroso rispetto delle regole e da una condotta responsabile – non sia stato compromesso dall’intervista.
Il futuro del percorso di Stasi
La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano rappresenta un punto di svolta nel percorso di Stasi, aprendo la strada a ulteriori benefici penitenziari. Tuttavia, i giudici hanno chiarito che la piena affidabilità del condannato dovrà essere valutata non solo attraverso il comportamento esterno, ma anche tramite un lavoro di osservazione psicologica approfondita. Solo superando le sue barriere difensive e affrontando gli aspetti più complessi della sua personalità, Stasi potrà aspirare a misure alternative ancora più significative.
La vicenda di Alberto Stasi pone al centro del dibattito il tema delicato del reinserimento sociale dei detenuti e dell’equilibrio tra giustizia penale e recupero umano. La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano riflette una visione che privilegia il percorso di riabilitazione, pur nel rispetto della gravità del reato commesso. Resta ora da vedere come Stasi gestirà questa nuova fase della sua vita, continuando a dimostrare impegno e responsabilità.