Dalla visita segreta a Trump alla liberazione di Cecilia Sala: la strategia vincente di Giorgia Meloni tra rischi, tensioni e successi

La premier ha gestito la partita in prima persona. Incontro Nordio-Mantovano: il Guardasigilli ha escluso che abbiano discusso dell’ingegnere iraniano, anche se pare improbabile che non se ne sia fatto cenno nella riunione

Giorgia Meloni (1)

Giorgia Meloni

Dal blitz di Mar-a-Lago all’arrivo a Ciampino di Cecilia Sala: in quattro giorni Giorgia Meloni raccoglie uno dei più importanti successi internazionali da quando è al governo. La premier ha gestito la partita in prima persona, assumendosi il rischio dell’irrituale visita ‘segreta’ al presidente americano Donald Trump ma incassando il risultato. E pazienza se come ‘danno collaterale’ ci sono state le dimissioni traumatiche di Elisabetta Belloni dalla guida del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Il rapporto era comunque deteriorato da tempo, il caso Sala è stata solo l’ultima ‘incomprensione’ e il rientro della giornalista italiana comunque oscura quanto accaduto al vertice dei servizi.

Domani, in Consiglio dei ministri – insieme all’impugnazione alla Consulta della legge De Luca della Regione Campania che consente il terzo mandato al Governatore- dovrebbe arrivare la sostituzione e in pole ci sarebbe proprio Giovanni Caravelli, il capo dell’Aise, l’agenzia dei servizi esteri, che è stato protagonista della trattativa e che oggi è volato in prima persona a Teheran a prendere Cecilia Sala. Altrimenti, tra i papabili, restano il numero uno dell’Aisi Bruno Valensise, ma anche il generale Francesco Paolo Figliuolo o il vice direttore del Dis Giuseppe Del Deo.

Cecilia Sala e Giorgia Meloni

C’è adesso da capire con esattezza cosa sia stato assicurato all’Iran in cambio della liberazione della cronista di Chora Media. Sicuramente al centro dell’operazione c’è Mohammed Abedini, l’ingegnere iraniano arrestato il 16 dicembre scorso all’aeroporto milanese di Malpensa e attulamente detenuto nel carcere di Opera su richiesta dell’autorità giudiziaria Usa che ha chiesto all’Italia l’estradizione del 38enne ritenuto “l’uomo dei droni” del governo di Teheran.

Con Trump Meloni ha discusso della questione e avrebbe avuto il via libera a non concedere il trasferimento in Usa. Secondo fonti dell’amministrazione americana entrante, anzi, gli Usa si attendono che nei prossimi giorni Abedini venga scarcerato e probabilmente rimpatriato nel suo Paese.

Di questo sarebbe stato informato anche il presidente uscente Joe Biden, che peraltro incontrerà Meloni sabato a Villa Doria Pamphilj, nell’ambito della visita a Roma nel corso della quale incontrerà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e papa Francesco. Ambienti giudiziari milanesi oggi non escludono che una richiesta di scarcerazione possa arrivare nei prossimi giorni da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio, forse anche prima dell’udienza del 15 gennaio in cui i giudici della Corte di Appello valuteranno la richiesta di scarcerazione presentata dall’avvocato di Abedini. Oggi Nordio è stato a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano: il Guardasigilli ha escluso che abbiano discusso dell’ingegnere iraniano, anche se pare improbabile che non se ne sia fatto cenno nella riunione.

Se la liberazione di Cecilia Sala è un successo della premier, un altro punto in suo favore sembra essere lo ‘sdoganamento’ del rapporto personale con Trump, che anche nella maggioranza suscitava qualche perplessità. In questo caso la scommessa di Meloni ha portato un risultato concreto (anche se al momento non si conosce la contropartita), mettendo a tacere gli scettici sul legame con il tycoon. Che potrebbe essere ulteriormente rafforzato dalla possibile partecipazione di Meloni alla cerimonia di insediamento del 20 gennaio a Washington. A completare una settimana sicuramente positiva per la presidente del Consiglio potrebbe arrivare a Roma (forse venerdì) anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Quel che è certo, è che con la liberazione di Cecilia Sala domani la premier affronterà la conferenza stampa di inizio anno (alle 11 nell’auletta dei gruppi alla Camera) con maggiore tranquillità.