Putin e Erdogan sono d’accordo: riparte il progetto Turkish Stream

Putin e Erdogan sono d’accordo: riparte il progetto Turkish Stream
10 agosto 2016

turkish_stream1Il Turkish Stream si farà, dice Recep Tayyip Erdogan. Il progetto Turkish Stream potrebbe partire in un futuro molto prossimo, conferma Vladimir Putin. Il gasdotto la cui costruzione era in agenda fino all’abbattimento del caccia russo da parte dei turchi lo scorso novembre è il primo grosso capitolo riaperto da Russia e Turchia nell’incontro tra i rispettivi presidenti a Strelna, nei pressi di San Pietroburgo. Per Erdogan è un passo necessario verso la normalizzazione dei rapporti con la Russia, necessaria nel momento in cui l’Occidente lo guarda con crescente sospetto per le infinite epurazioni lanciate dopo il tentato golpe di metà luglio. Per il Cremlino è un risultato importante, anche perché rilancia anche una partita con l’Unione europea. “Sin dall’inizio abbiamo considerato il Turkish Stream non un’alternativa al South Stream, ma un’opportunità per espandere la nostra cooperazione nell’area del gas da fornire all’Europa e alla Turchia”, ha dichiarato Putin a due ore di colloqui faccia a faccia e a discussioni allargate ad ampie delegazioni. A queste hanno partecipato i ministri dell’Energia di entrambi i Paesi e il capo di Gazprom, Aleksej Miller, a conferma di quanto Mosca ritenesse importante il dossier gas. E se Putin ha voluto mostrare cautela, parlando di “gradualità” con cui saranno revocate le sanzioni alla Turchia e del “difficile lavoro per rianimare la cooperazione economica”, sul capitolo Turkish Stream ha parlato chiaro.

“Considerato che questo progetto ha status di investimento strategico come richiesto alla Turchia e che la Turchia ha dato garanzie in tal senso, si tratta di un progetto del valore di decine di miliardi di dollari, che pensiamo possa essere realizzato e siamo fiduciosi che questo avverrà”, ha affermato. Il Turkish Stream è stato lanciato una volta dichiarato morto il progetto South Stream, che doveva portare il gas russo direttamente in Europa passando dalla Bulgaria. Quando questo è stato bloccato dall’Ue sulla scia di tensioni e divergenze sull’Ucraina, Putin ha concordato con Erdogan la costruzione di Turkish Stream, invitando l’Europa “ad andare a prendersi il gas, se lo vorrà”. Poi la crisi russo-turca aveva mandato all’aria anche questo accordo. E il ministro russo dell’Energia Novak ha già messo in chiaro che “senza garanzie da parte dell’Ue, la Russia valuterà la costruzione solo di un braccio del Turkish Stream”. Con una portata prevista a 63 mld di m3 di metano l’anno (un terzo circa per la Turchia, il resto per Paesi Ue), il gasdotto è stato concepito per correre sotto il mar Nero per 990 km e con 180 km onshore. Deve partire dalla costa russa presso Anapa e arrivare in Turchia presso il confine con la Grecia, che a metà 2015 ha firmato un accordo che prevede di allungare il tracciato sul suo territorio, cosa che permetterebbe a Gazprom di fermare la distribuzione in territorio turco e dribblare la clausola di divisione tra produttore e trasmissione del gas.

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Sempre secondo Novak, il primo braccio del Turkish Stream potrebbe essere costruito entro la fine del 2019. Per discutere la concretizzazione del piano, è stato deciso di creare un “gruppo di implementazione”. Ma il messaggio di Putin è soprattutto per l’Europa: “abbiamo subito perdite a causa del rifiuto dei nostri partner europei di tornare a questo progetto. Non bastano le intenzioni, ci servono assolutamente garanzie di ferro di natura legale. Ora non ci sono”, ha detto. Chiaramente più desideroso di mettere in mostra i buoni rapporti ritrovati, Erdogan ha assicurato che il gasdotto “sarà realizzato il più velocemente possibile”. Ha poi detto che Ankara vuole rafforzare la cooperazione con la Russia nel campo dell’Industria della Difesa e della Cooperazione energetica. Parole gradite al capo del Cremlino, che ha qualche difficoltà in patria a far passare il messaggio del colpo di spugna necessario dopo mesi in cui la Turchia veniva descritta come Paese ostile, guidato da un leader infido, che non ha esitato ad assestare “una coltellata nella schiena” abbattendo il jet russo. “Abbiamo attraversato un periodo molto difficile nelle nostre relazioni e vorremmo, sentiamo che anche i nostri amici vorrebbero superarlo”, ha dichiarato il capo del Cremlino, aggiungendo: “non si tratta solo di pragmatismo”, ma di “difendere gli interessi dei nostri popoli”.

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