Guarderà Juventus-Roma dalla tribuna Daniele De Rossi. Il ginocchio infortunatosi il 28 ottobre lo fa soffrire. “È l’infortunio più grave della mia carriera – dice a Dazn -. Si parla di cartilagine, ho subito una lesione grave. Sarebbe gravissimo se si dovesse rompere ancora a 35 anni. Ci vuole tempo, ho ripreso a correre e a calciare ma sono ancora indietro”. Ma il capitano non potrà mancare. Torino può essere una partita spartiacque.
“Abbiamo talmente tanta pressione addosso che non viviamo bene l’attesa. Abbiamo tanti pesi sulla schiena, siamo in un momento delicato perché sappiamo che dobbiamo fare meglio di quello che stiamo facendo. Siamo tutti sotto osservazione, mister compreso, e lo sappiamo. Vogliamo fare una grande partita più per noi che per l’importanza della sfida. Contro i più forti di tutti”. Poi guarda il futuro: “Quando ero piccolo avrei firmato per fare la metà delle partite che ho fatto in Serie A, sono un privilegiato. Ho fatto il lavoro che amavo, nella città che amavo, con le persone che amo. Mi pesa guardare sotto il burrone, perché la fine è vicina, soprattutto in questo momento”.[irp]
Quando succederà, ci sarà il grande passo, quello da allenatore. “Ho questo sogno di fare l’allenatore e se devo pensare a tutte le cose che deve fare un allenatore, la cosa che mi spaventa di più è quella di dover fare cento interviste a settimana. Mio padre (Alberto, allenatore della Primavera giallorossa, ndr) mi dice che fare l’allenatore è bello, ma è un lavoraccio. Lui è un maestro, non ha avuto mai l’ambizione di diventare il nuovo Guardiola, Sacchi o Mourinho. Da lui posso imparare tanto. Non so se sarò capace ma viaggerò e studierò per imparare”.