Il ‘caso’ degli audio di Silvio Berlusconi sul rapporto con Vladimir Putin e su Volodymyr Zelensky tiene banco a Bruxelles, nel giorno in cui si apre il Consiglio europeo. Antonio Tajani è arrivato nella capitale belga per il consueto meeting dei leader del Ppe, con l’obiettivo dichiarato di rassicurare i partner sulla fedeltà all’Ue e alla Nato. Certo però che le parole del Cavaliere hanno suscitato non pochi dubbi.
“Molto sorpreso e scontento” si è detto il primo ministro della Croazia Andrej Plenkovic, secondo cui con quelle frasi “certo non contribuisce alla nostra linea di forte solidarietà all’Ucraina e condanna della Russia”. Ancora più netto il vicepremier irlandese Leo Varadkar secondo cui le frasi di Berlusconi “sono un grosso problema. Ci sono tre standard di base che si devono applicare a qualunque partito del Ppe: bisogna essere a favore dell’Europa, dell’integrazione europea; bisogna rispettare lo stato di diritto; e bisogna sostenere l’Ucraina nella sua lotta per sopravvivere. Non sono sicuro che ci possa esssere qualcuno nel Ppe che non sostenga tutto questo”.
Tajani da parte sua ha confermato “ancora una volta le posizioni del leader del mio partito, di Forza Italia e mia personale, a favore della Nato, delle relazioni transatlantiche e dell’Europa e contro l’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia”. Una posizione ribadita dallo stesso leader di Forza Italia in un post pubblicato sui social a riunione in corso con cui ribadisce “piena e totale adesione ai valori europeisti e atlantisti”.
Al termine della riunione il clima appare rasserenato. Per Manfred Weber la posizione di Tajani “è di una chiarezza cristallina” e la sua eventuale nomina a ministro degli Esteri sarebbe “simbolo della continuità del nuovo governo italiano e del suo posizionamento europeista”. Anche per Roberta Metsola, presidente del Parlamento Ue, Tajani “lavorerà perché il suo paese rimanga nel cuore dell’Europa”. “Credo – ha poi detto ai giornalisti lo stesso numero due azzurro – che tutti quanti siano rimasti soddisfatti dei nostri chiarimenti e siano convinti della nostra posizione”.
Difficile, invece, sapere se i membri del Consiglio europeo abbiano chiesto a Mario Draghi qualche delucidazione su quanto sta accadendo in Italia. Da parte sua, però, il premier ha approfittato della visita alle rappresentanze all’Ue, alla Nato e in Belgio per ribadire la linea italiana. Un saluto per niente formale il suo, con parole dirette ai partner esteri ma anche ai partiti (soprattutto di maggioranza) in Italia. “L’appartenenza all’Unione Europea e alla Nato sono capisaldi della nostra politica estera”, ha scandito, aggiungendo che l’Italia deve essere “protagonista” all’interno delle alleanze, sfruttando la “credibilità che abbiamo acquisito in questi anni” che è “lo strumento migliore per ottenere i risultati a cui aspiriamo”. E che, è il sottinteso, non può essere messa a rischio.