Sette aziende, 6 italiane e una belga, hanno fatto causa alla Germania per alcuni “dazi nascosti” introdotti dal governo di Berlino. I legali delle imprese hanno impugnato la nuova norma tedesca che abbassa i limiti di emissione di formaldeide nei pannelli in truciolato e fibra di legno che a cascata coinvolge tutta la filiera industriale compresa quella delle produzione di mobili e cucine. Un modo che di fatto rallenta o blocca da tutta Europa l’import di questi prodotti nel paese guidato da Angela Merkel. “Abbiamo capito da Bruxelles che la Germania, invece di mettere i dazi come fa Trump sui prodotti, cerca di proteggere la propria industria attraverso standard o prescrizioni che non sono così visibili o chiari come è un dazio, ma che alla fine come barriera d’ingresso hanno lo stesso effetto”, ha detto all’Adnkronos Paolo Fantoni, ad dell’omonimo gruppo industriale e presidente dell’European Panel Federation.
Immediata la reazione del presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Melkoni. “La Germania introduce dei dazi occulti contro il Made in Italy, nel totale silenzio del Governo PD-M5S – afferma l’ex ministro -. In violazione di ogni norma europea sul mercato unico, la Germania ha stabilito che il marchio CE non è sufficiente per ammettere la libera circolazione delle merci comunitarie sul proprio territorio e ha introdotto unilateralmente ulteriori standard”. La Meloni si sofferma proprio sull’ultimo caso sui “limiti di emissione di formaldeide nei pannelli in truciolato e fibra di legno”. Una norma che secondo la leader di FdI “penalizza enormemente la filiera del mobile italiano. Il Governo Conte rimarrà in silenzio anche su questo, per non indispettire la signora Merkel?”.
Il tutto dovrebbe comportare danni da capogiro per il made in Italy dato che la Germania rappresenta per il nostro Paese il secondo mercato e che solamente per quanto riguarda i pannelli, nel 2019 le nostre aziende ne hanno prodotto quasi 4 milioni di metri cubi. “Noi – ha aggiunto all’Adnkronos Fantoni – non siamo certo contro la salvaguardia dell’ambiente e della salute. Ma se passa il principio che ogni Stato da solo può violare le regole europee e varare propri standard che non rispettano le norme comuni, allora i prodotti non sono più liberi di circolare e il mercato unico non esiste più”.