L’ultima contestazione al ddl Zan contro l’omotransfobia arriva direttamente dal Vaticano: si tratta di una lettera spedita a Palazzo Chigi il 17 giugno dalla segreteria di Stato. La missiva indica vari punti su cui il disegno di legge per ora approvato solo alla Camera violerebbe addirittura il Concordato fra Stato e Chiesa: perché metterebbe a rischio, si dice, la libertà d’opinione dei cattolici, e la libertà nelle scuole confessionali là dove chiede una educazione contro la transfobia negli istituti.
La vicenda è subito diventata trending topic sui social. Secondo molti a sinistra è un attacco alla laicità dello Stato; è la prima volta che la Chiesa contesta una legge sulla base dei Patti lateranensi. Imbarazzo dal Partito Democratico con il segretario Letta che ribadisce, sosteniamo la legge ma parla di possibile mediazione. Ecco Cecilia D’Elia, Portavoce nazionale della Conferenza delle democratiche:
“Leggeremo attentamente le osservazioni del Vaticano; penso che abbiamo lavorato a un disegno di legge molto attento, votato da un ramo del Parlamento. Non viene meno il nostro convincimento su questo testo di legge”. Esulta invece la destra; qui Matteo Salvini da Lamezia Terme: “Leggo che la Chiesa ha detto che il ddl Zan va contro i principi, va contro gli accordi. L’abbiamo detto per mesi, ci danno dei retrogradi, degli omofobi, di tutto di più…”.
E sui social si scatena anche il fronte degli artisti che sostengono il ddl. Da Elodie che ringrazia i genitori di non averla battezzata, alla storia su Instagram di Fedez, già in passato difensore del provvedimento: “Io spero che il governo italiano si renda conto di avere per le mani un’occasione incredibile: non solo quella di far sì – non che il ddl Zan venga approvato – ma che venga votato, cioé che la democrazia faccia il suo corso fisiologico; ma anche quella di abolire un Concordato anacronistico e di rivendicare la laicità dello Stato italiano. Che facciamo, non ne approfittate?”.