di Enzo Marino
Insomma, la convocazione di De Vincenti non sposta di un millimetro la barra del timone dalla rotta scelta da Renzi. Così come, a interpretare le poche righe diffuse dal sottosegretario al termine del colloquio con i magistrati, non cambia la linea di De Vincenti: “Ho fornito tutte le informazioni richieste chiarendo le scelte di politica industriale che sono alla base dei provvedimenti del Governo”. Ovvero, la scelta di presentare l’emendamento per ‘sbloccare’ gli investimenti sul sito di Tempa Rossa accelerando le procedure per la infrastrutturazione, è una decisione che risponde alla strategia di politica industriale del governo e nulla ha a che vedere con le pressioni ricevute. Quanto già detto da De Vincenti nel suo intervento alla direzione Pd, quando disse che quello per Tempa Rossa “è un emendamento sacrosanto che fa crescere il nostro Paese”. E quanto già detto da Renzi all’indomani della pubblicazione delle intercettazioni del ministro Guidi: “E’ un provvedimento giusto: porta posti di lavoro, io stesso l’avevo annunciato mesi prima, era una cosa sacrosanta, da fare, e non ce ne vergognamo”.
Piuttosto, a palazzo Chigi si respira un po’ di sorpresa per l’esiguità dei tempi della convocazione, e anche per la distanza temporale rispetto agli altri colloqui chiesti dai pm: Maria Elena Boschi fu sentita come persona informata dei fatti (aveva firmato lei l’emendamento in quanto ministro per i Rapporti con il Parlamento) il 4 di aprile, mentre Federica Guidi (già dimessasi da ministro dello Sviluppo) si recò a Potenza il 7. Ma nessuna polemica, anzi: “Quando parliamo di leale collaborazione noi siamo seri. Se in passato – rivendica Renzi evocando Silvio Berlusconi – qualcuno pensava di invocare il legittimo impedimento per fermare i processi, noi siamo per accelerare i processi, perchè si vada a processo e a sentenza”.