Politica

Decreto migranti oscura la manovra: Meloni costretta a rinviare conferenza stampa

Il governo guidato da Giorgia Meloni si apprestava a celebrare un importante traguardo: il secondo anniversario del suo insediamento, avvenuto il 22 ottobre 2022, data che ha segnato l’inizio del primo esecutivo italiano guidato da una donna. Tuttavia, una serie di eventi ha messo in ombra questa ricorrenza, a partire dal rinvio della conferenza stampa prevista per oggi alle 9.30, in cui la presidente del Consiglio avrebbe dovuto presentare i dettagli della nuova manovra economica.

Questo rinvio ha suscitato un certo disappunto, considerato che lo stesso esecutivo aveva preparato un ampio documento di quasi 60 pagine, corredato da slides, per illustrare i risultati raggiunti nei due anni di governo. Il documento raccoglieva i provvedimenti “più significativi approvati e avviati dall’insediamento del governo Meloni”, un bilancio che l’esecutivo intendeva presentare come segno tangibile del proprio operato.

Il rinvio: motivazioni ufficiali e retroscena

Secondo la versione ufficiale fornita dal governo, il rinvio della conferenza stampa è stato determinato dagli “impegni improrogabili” del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che oggi sarà occupato per l’intera giornata nella riunione dei ministri dello Sviluppo del G7 a Pescara. Tuttavia, dietro questa spiegazione formale, molti osservatori vedono un contesto più complesso e problematico.

Uno dei motivi principali del rinvio potrebbe essere legato al fatto che il testo della legge di bilancio non è ancora stato trasmesso al Parlamento. Questo ritardo impedisce a giornalisti e analisti economici di esaminarlo nel dettaglio, e rende difficile per il governo sostenere una conferenza stampa su una manovra che non è ancora valutabile in modo completo. L’incertezza legata alla trasmissione del testo ha generato speculazioni e preoccupazioni, con alcuni analisti critici che vedono in questo ritardo il segnale di possibili difficoltà nel far quadrare i conti pubblici. Le risorse per finanziare le misure proposte, tra cui riduzioni fiscali e sostegno alle famiglie e alle imprese, potrebbero non essere sufficienti, creando un clima di tensione e di attesa per i dettagli concreti della manovra.

Il peso del “pasticcio migranti”

A complicare ulteriormente la situazione c’è stata la questione migratoria, che ha messo il governo in forte difficoltà nelle ultime ore. Il Tribunale di Roma ha deciso di non convalidare il trattenimento di alcuni migranti che erano stati trasferiti nel centro per i rimpatri di Gjader, in Albania. La sentenza ha stabilito che i migranti in questione provenivano da Paesi considerati non sicuri, mettendo in luce una falla nell’accordo bilaterale tra Italia e Albania, su cui Meloni aveva investito notevoli energie. Questo progetto rappresentava infatti uno dei punti cardine della politica migratoria del governo, con l’obiettivo di creare un modello di gestione dell’immigrazione che potesse fungere da deterrente per i flussi irregolari e che altri Paesi europei avrebbero potuto imitare.

Il colpo all’immagine dell’esecutivo è stato significativo, tanto che questa sera il Consiglio dei ministri ha approvato in fretta e furia un decreto che ridefinisce l’elenco dei Paesi ‘sicuri’, portandolo al rango di norma primaria. Questo intervento legislativo ha cercato di porre rimedio alla situazione, risolvendo l’impasse giuridico e politico creatosi dopo la decisione del tribunale, ma il danno d’immagine per il governo è apparso evidente.

Una conferenza stampa a rischio fino all’ultimo

Fonti interne alla maggioranza rivelano che fino all’ultimo momento si è discusso se confermare o meno la conferenza stampa di domani. Il timore principale era che la questione dei migranti e dei centri di rimpatrio in Albania avrebbe monopolizzato l’attenzione dei media, distogliendo il focus dalla manovra economica e dalle celebrazioni per il secondo anniversario del governo. Questo timore è stato ulteriormente alimentato dal fatto che al centralino di Palazzo Chigi erano giunte richieste di accredito anche da parte di trasmissioni televisive satiriche, pronte a puntare i riflettori sulle difficoltà del governo nella gestione della crisi migratoria.

Di fronte a questa situazione, inizialmente si era pensato di mandare il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a partecipare alla trasmissione ‘Cinque minuti’ di Bruno Vespa, per affrontare e stemperare il tema dei migranti prima della conferenza stampa. Si era anche valutata la possibilità di farlo intervenire in una conferenza stampa subito dopo il Consiglio dei ministri, per anticipare eventuali critiche. Alla fine, però, si è deciso di rinviare l’appuntamento, probabilmente anche per evitare che l’annuncio della manovra fosse offuscato da un dibattito acceso sulla gestione dei flussi migratori.

Il “compleanno” del governo offuscato

La ricorrenza del secondo anniversario del governo Meloni, che sarebbe dovuta essere un’occasione di celebrazione per l’esecutivo, si è dunque trasformata in un momento di incertezza e di difficoltà. Nonostante i numerosi provvedimenti messi in campo dal governo, dai tagli alle tasse alla riforma del sistema pensionistico, il rinvio della conferenza stampa rischia di far passare in secondo piano i risultati raggiunti.

Mentre il governo cerca di arginare le polemiche e di ristabilire il controllo della narrazione politica, il paese si prepara ad affrontare le sfide economiche e sociali legate alla manovra che, quando verrà finalmente presentata, sarà oggetto di un’analisi scrupolosa da parte di analisti e opinione pubblica.

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