Delitto Pasolini, pm Roma chiede di archiviare l’inchiesta
Non è possibile dare un volto ed un nome a chi, con ogni probabilità, era con Giuseppe Pelosi la sera del 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia in occasione dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini. Per questo, in sostanza, la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta avviata anni fa dopo l’istanza presentata dal cugino dello scrittore e regista, Guido Mazzon. Gli inquirenti, in particolare, non hanno potuto attribuire i 5 dna isolati su alcuni reperti. Inoltre – si spiega in sostanza nel provvedimento dei pubblici ministeri – le tracce genetiche non sarebbero collocabili nel tempo e nessun indizio utile è venuto poi dalle 34 persone sentite come testimoni nel corso degli accertamenti.
IL COLPEVOLE Per la morte di Pasolini l’unico colpevole resta, quindi, Giuseppe Pelosi detto `la rana’ che all’epoca dei fatti era minorenne e venne condannato a 9 anni e sette mesi di reclusione, ma che di recente ha rilanciato più volte l’ipotesi secondo cui la sera del delitto non fosse solo in quello spiazzo all’estrema periferia della Capitale, poco lontano da un campo sportivo ed alle spalle delle capanne dei pescatori dell’Idroscalo di Ostia. La richiesta d’archiviazione per l’ultima inchiesta sul delitto di Pasolini consta di 22 pagine. Il documento è firmato dal pm Francesco Minisci, dall’aggiunto Pierfilippo Laviani e dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. L’istanza del cugino del poeta e regista, che venne ucciso all’età di 53 anni, è stata presentata e sostenuta dall’avvocato Stefano Maccioni e dalla criminologa Simona Ruffini.
Il penalista ha spiegato: “L’aspetto sicuramente più significativo che emerge da un esame seppur sommario degli atti del procedimento è la sicura presenza di ulteriori profili genetici presenti sulla scena del delitto riconducibili ad almeno altri due soggetti maschili allo stato rimasti ignoti”.
LA DIFESA L’avvocato Maccioni ha quindi aggiunto: “Mi riferisco in particolare ad un dna riscontrato nella parte interna anteriore dei pantaloni jeans indossati quella sera da Pasolini e dai campionamenti effettuati sul plantare ritrovato all’interno dell’Alfa Gt del poeta. Devo dare atto alla procura di aver svolto, attraverso l’ausilio dei Ris e degli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri, approfondite indagini su varie piste investigative sottoposte alla loro attenzione”. L’avvocato Maccioni ha quindi sottolineato: “Ci riserviamo tuttavia una volta valutati con attenzione i risultati delle indagini di proporre eventuale opposizione alla richiesta di archiviazione indicando nuove fonti di prova. Quello che è certo a mio avviso è che viene riaffermata la correttezza del ragionamento posto alla base della prima sentenza emessa dal tribunale dei minori di Roma nei confronti di Giuseppe Pelosi. Con la quale si attestava la presenza sulla scena del crimine di altre persone, oltre Pelosi, rimaste ignote”.