La prima corte d’assise d’appello di Roma ha inflitto 30 anni di reclusione a Vincenzo Paduano, il vigilante 28enne accusato della morte della sua ex, la studentessa 22enne, Sara Di Pietrantonio, tramortita, strangolata e poi data alle fiamme il 29 maggio del 2016 in via della Magliana. In primo grado l’imputato fu condannato all’ergastolo. La sentenza su Paduano e’ arrivata dopo due ore scarse di camera di consiglio. La corte d’assise d’appello di Roma ha considerato il reato previsto dall’articolo 612 bis del codice penale (atti persecutori con minacce) assorbito in quello piu’ grave di omicidio volontario, mantenendo inalterate le aggravanti, riconosciute in primo grado, della premeditazione, dei futili motivi e della minorata difesa. E’ una pacata soddisfazione quella manifestata da Concetta Raccuia, mamma di Sara Di Pietrantonio, subito dopo la sentenza d’appello su Vincenzo Paduano. “Non mi pare ci sia una grossa differenza tra una condanna all’ergastolo e a 30 anni di reclusione – ha detto la donna ai giornalisti -. Posso apparire cinica ma non credo che l’imputato si sia pentito per davvero: credo che per arrivare a un pentimento sincero dovra’ essere aiutato molto ancora perche’ da solo non puo’ farcela”.[irp]
Quanto alle lacrime versate piu’ volte in udienza da chi ha ucciso sua figlia, la mamma di Sara ha aggiunto: “Paduano ha pianto per se stesso, direi…”. Due giorni fa era stata la Procura Generale e il pm applicato Gabriella Fazi a sollecitare la conferma di quella sentenza. Oggi, nell’arco di tre ore, i due difensori di Paduano (presente in aula) hanno chiesto una rideterminazione della pena con l’assoluzione dell’imputato dai reati di stalking e distruzione di cadavere con l’esclusione delle aggravanti della premeditazione, della minorata difesa e dei futili motivi e la concessione delle generiche. La tesi dell’accusa e’ che Paduano abbia ucciso la sua ex, pianificando ogni dettaglio, non perche’ accecato dalla gelosia ma solo perche’ vedeva Sara come un oggetto di sua proprieta’ e rischiava di perderne il controllo. La difesa, invece, ha ribadito che “era proprio la gelosia il mostro” che ha inficiato il rapporto tra i due, soprattutto per colpa degli atteggiamenti poco chiari e ambigui della ragazza che fino all’ultimo ha fatto di tutto per nascondere all’imputato l’esistenza di una nuova relazione sentimentale con un altro ragazzo.[irp]
“Dai messaggi che i due si scrivevano – hanno sottolineato i due difensori – e’ emerso che mai Sara aveva espresso paura nei confronti di Vincenzo. Loro due hanno sempre avuto mille casini e ogni volta tornavano insieme. E anche quando avevano deciso di lasciarsi, continuavano a scrivere e a mandarsi messaggi. Il loro errore e’ stato quello di aver voluto portare avanti con ostinazione un rapporto le cui fondamenta non erano poi cosi’ solide. Il 5 maggio del 2016 i due erano ancora una coppia. Il 6 maggio si sono scambiati ben 224 messaggi. Il 7 e l’8 maggio e’ Sara a cercare Vincenzo. Il giorno dopo, ancora Sara, dopo l’iniziale messaggio di Vincenzo continua a scrivere tanti messaggi. E pure il 10 e’ sempre lei a scrivere. La coppia si sente anche il 13 e il 14 maggio. Uno stato su Facebook poi fece arrabbiare Vincenzo, che quasi sospetto’ l’esistenza di un rapporto a tre, immaginando che la ragazza avesse un amante”.[irp]