E’ ancora bufera sul ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Dopo la gaffe sulla fuga dei cervelli che ha prodotto una mozione di sfiducia nei suoi confronti da parte delle opposizioni, scoppia il caso relativo a suo figlio Manuel, 42 anni, giornalista e direttore di un settimanale delle Coop che ha ricevuto mezzo milione di euro di contributi pubblici, come riporta il Fatto Quotidiano. La notizia è piombata sui social, apriti cielo: “facile difendere #JobsAct e #voucher quando persino tuo figlio ha azienda che campa grazie a contributi editoria pagati dallo Stato”, uno dei tanti commenti fioccati su Twitter. Il punto è che la cooperativa che edita il periodico diretto dal figlio di Poletti, in tre anni, ha ricevuto oltre mezzo milione di euro di contributi pubblici: una base sufficientemente solida per non dover emigrare.
L’ESPOSTO La Lega, con una dichiarazione della segretario provinciale di Ravenna, Samantha Gardin, ha annunciato “un esposto in Procura e alla Guardia di Finanza per verificare la regolarità dei contributi all’editoria concessi a Poletti jr con suo padre nel ruolo di ministro, dopo la notizia del mezzo milione di euro di contributi pubblici ricevuti da Manuel Poletti, figlio del ministro e direttore del settimanale Sette Sere “. “E’ evidente che sulla vicenda si deve andare a fondo – ha dichiarato Gardin – e per questo motivo nei prossimi giorni ci muoveremo per presentare un esposto in Procura e far luce sull’effettiva regolarità nella procedura di assegnazione ed erogazione del contributo nonché sull’assenza di qualsiasi interferenza nel processo valutativo”.
LA MOZIONE E’ stata depositata questa mattina al Senato una mozione di sfiducia nel confronti del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti, firmata dai senatori di Sinistra italiana, del Movimento 5 Stelle, della Lega nord e di alcuni senatori del gruppo Misto. Il “ministro – è scritto nella mozione di sfiducia – “ha nelle ultime settimane dato riprova di un comportamento totalmente inadeguato al suo ruolo, esprimendosi in più di un’occasione con un linguaggio discutibile e opinioni del tutto inaccettabili”. I particolare la mozione di sfiducia ricorda la dichiarazione “inaccettabile e che compromette la libertà di voto dei cittadini” del Ministro Poletti sulla possibilità di evitare il referendum sul Jobs Act grazie allo scioglimento delle camere e alla convocazione delle elezioni politiche, e le “affermazioni gravissime” dello stesso Ministro sui giovani italiani costretti a cercare lavoro all’estero.
IL MINISTRO Tuttavia, Poletti, ha chiesto scusa alle persone offese dalla sua dichiarazione secondo la quale, tra i 100 mila giovani che se ne sono andati dall’Italia, “c’e’ gente che e’ bene sia andata via” e “questo Paese non soffrira’ a non averli tra i piedi”. “Mi sono espresso male e mi scuso con tutti”, afferma il ministro “quello che e’ successo mi fa stare male, so davvero di avere sbagliato”. “Io non ho mai pensato che sia un bene per l’Italia il fatto che ci siano dei giovani che se ne vanno, io volevo solo sottolineare che ci sono dei giovani bravi, giovani competenti, impegnati e a questi giovani bisogna dare questo riconoscimento”, ha detto ancora Poletti. “Quelli che vanno all’estero sono una risorsa importante e a tutti dobbiamo dare l’opportunita’ di realizzare il loro futuro nel loro Paese o dove li portano i loro percorsi professionali e personali”. “Questo e’ il mio pensiero e mi dispiace non averlo presentato nella maniera giusta”, ha concluso il ministro.
L’OPPOSIZIONE “Voterò mozione sfiducia a @polettigiuliano” fa sapere con un twitt il senatore Fi Maurizio Gasparri. “La mozione di sfiducia al Ministro Poletti presentata dal M5S alla Camera la voteremo in aula. Non abbiamo i numeri a sufficienza per presentare un nostro testo autonomo che evidenzi innanzitutto gli effetti negativi contenuti nel jobsact, occorrono infatti le firme di 63 deputati”. Lo afferma Arturo Scotto, capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana. “In ogni caso, prima se ne va Poletti, meglio è, a maggior ragione dopo le vergognose dichiarazioni degli ultimi giorni sul referendum e sui giovani cervelli in fuga all’estero”. Per il responsabile economico del Pd, “il ministro Poletti si è già scusato per le sue parole e per il fraintendimento di cui sono state fatte oggetto. Le scuse erano sincere come sincero è sempre stato l’impegno del Ministro per aiutare i nostri ragazzi a trovare la propria dimensione nel nostro mercato del lavoro. Per questo è opportuno che continui il suo lavoro – aggiunge Filippo Taddei – perché le risposte ai problemi dei giovani siano all’altezza delle loro ambizioni”.