Di Pietro attacca il settimanale: se non c’è intercettazione l’Espresso chiuda

“Se l’intercettazione su Crocetta non esiste l’Espresso deve chiudere e il suo direttore deve venire a zappare la vigna con me. Comunque le intercettazioni vanno usate sempre con le molle”. Lo ha affermato Antonio Di Pietro che sul caso Crocetta ha le idee chiare: “Crocetta ha detto che è il più grave attentato alla democrazia nella storia repubblicana?  – aggiunge l’ex magistrato -. Io, in quanto a tentativi di delegittimazione, insulti e diffamazione credo di non essere secondo a nessuno, però mi sono sempre difeso all’interno del sistema processuale portando prove e controprove e facendo condannare tutti, anche il padreterno Berlusconi, per diffamazione. Sul caso Crocetta bisogna vedere come stanno i fatti. L’espresso scrive una cosa che se non fosse vera dovrebbe portare alla sua chiusura. Non è possibile trattare così le persone se non si ha la sicurezza di ciò che viene scritto. Detto questo, se il fatto è veramente avvenuto, è talmente grave che Crocetta dovrebbe andarsene subito. Anche perché è un Governatore che parla molto e conclude poco”.

Sull’uso delle intercettazioni Di Pietro prova a fare chiarezza: “Sul piano tecnico ci sono tre ipotesi: o l’intercettazione non esiste e un giornalista si fida della fonte sbagliata. O magari l’intercettazione è illegale, fatta senza l’autorizzazione della Procura, e questo dimostra dimostra da una parte che chi l’ha fatta ha commesso un reato gravissimo, dall’altra che qualcuno al telefono dice delle cose inaccettabili. La terza è l’ipotesi più plausibile: in una inchiesta così complessa sono state fatte migliaia e migliaia di intercettazioni, chi le ha sbobinate si è concentrato sulle più importanti, le altre sono rimaste nell’ambito della polizia giudiziaria, qualcuno le ha sentite e le ha riferite, facendo un atto gravissimo, raccontando di un atto coperto da segreto istruttorio. Bene ha fatto Crocetta a denunciare l’Espresso: il fatto è così delicato che non ci può nascondere dietro il segreto giornalistico. Se l’intercettazione non esiste e l’Espresso si è fatto abbindolare da qualcuno, deve chiedere scusa e poi chi lo dirige deve venirmi ad aiutare a zappare la vigna. Io sono stato molto lontano dalle intercettazioni quando ero magistrato. Richiedono un grande utilizzo di personale e poi sono equivocabili. Vanno prese con le pinze, sempre”. Alcuni magistrati abusano dell’utilizzo di intercettazioni telefoniche. Di Pietro lo lascia intuire: “Qualche magistrato è malato di protagonismo? Una volta qualcuno mi rinfacciò di aver creato i Dipietrini. Il problema è questo: una cosa è partire da una notizia di reato e sviscerarla, altra cosa è ricercare la notizia di reato”.

Pubblicato da
redazione