Maisky era giudicato un “bravo ragazzo” che si comportava correttamente in presenza reale, a differenza dell’uomo di Hitler Joachim von Ribbentrop, che aveva salutato il re con saluto nazista. In questo racconto vi è persino la presenza delle due piccole principesse, Elisabetta e Margaret, vestite di rosa, e molto emozionate. “Hanno cominciato a ridere, e poi a comportarsi male, con notevole imbarazzo della regina”, appunta. Ma oltre ai deliziosi aneddoti del genere, c’è la storia di una grande occasione mancata. Non appena Hitler volse gli occhi minacciosi verso la Cecoslovacchia, Maisky e il suo principale a Mosca, Maxim Litvinov, avevano lottato per ottenere dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dall’Unione Sovietica un’azione comune efficace per proteggere la democrazia, funzionante solo in Europa orientale. Maisky racconta in particolare di due contatti con Winston Churchill. Il primo nel novembre del 1937, a un banchetto in onore del Re del Belgio, durante il quale la loro conversazione “animata ed estesa” è stata interrotta da Re Giorgio, che a quanto pare supponeva che Churchill avrebbe potuto essere compromesso dalla compagnia dell’ambasciatore sovietico.
Poi nel settembre successivo, Churchill aveva invitato Maisky ad una cena per proporre un sistema per evitare la guerra. Ci doveva essere una nota collettiva firmata congiuntamente dai governi britannico, francese e sovietico che fosse un monito a Hitler dai suoi piani di espansione, e avrebbe potuto essere l’inizio di una nuova alleanza: l’asse Londra-Parigi-Mosca. Ma Churchill era disperatamente preoccupato del fatto che Stalin stesse spazzando via l’alto comando dell’Armata Rossa, con i rapporti di arresti ed esecuzioni che riempivano la stampa sovietica. E comunque quella di Churchill, all’epoca naturalmente, era una voce nel deserto in un momento in cui la politica di Neville Chamberlain, primo ministro del Regno Unito dal 28 maggio 1937 al 10 maggio 1940, era la più popolare. E così la storia andò diversamente, purtroppo per tutti.