Vertice cruciale oggi a Berlino tra il governo, i patron dell’industria automobilistica tedesca, i governatori dei Laender, i rappresentanti sindacali e delle imprese. Obiettivo: trovare delle soluzioni concrete per ridurre i gas inquinanti così da evitare il divieto totale di circolazione per tutte le vetture diesel, divieto che incombe su alcune grandi città tedesche. Una prospettiva drammatica, tanto per i 13 milioni di proprietari di auto diesel che per i costruttori e i lavoratori, diretta conseguenza del cosiddetto “dieselgate”. Grande assente è Angela Merkel (foto), in vacanza, come ha prontamente denunciato lo sfidante alla Cancelleria alle politiche del 24 settembre, il socialdemocratico Martin Schulz (foto), definendo l’assenza della cancelliera “insopportabile”. Inoltre non sono state invitate le associazioni dei consumatori, né il ministro per la tutela dei consumatori. Al “forum nazionale” di Berlino saranno presenti tutti i fabbricanti di auto: Volkswagen con le sue marche Audi e Porsche, Daimler (Mercedes-Benz), ma anche Opel e l’americana Ford. Lo scandalo ebbe inizio due anni fa e costrinse Volkswagen a riconoscere di aver equipaggiato 11 milioni di veicoli con un dispositivo elettronico in grado di riconoscere i controlli e far scattare automaticamente una riduzione delle emissioni inquinanti. I sospetti si sono poi estesi anche alle altre case automobilistiche. E il quadro si è aggravato ulteriormente dopo le ultime rivelazioni del settimanale Der Spiegel su un presunto cartello fra i grandi costruttori tedeschi, che sarebbe alla base delle manipolazioni per evitare i controlli. “L’industria automobilistica si è messa in una situazione davvero difficile” e “adesso deve assumersi delle enormi responsabilità per riguadagnare la fiducia persa”, ha detto il ministro dei Trasporti, il conservatore Alexander Dobrindt.
Ma è lo stesso governo tedesco a trovarsi in una situazione particolarmente delicata, tanto più quando mancano appena due mesi all’appuntamento elettorale: da un lato desideroso di mettere fine a uno scandalo interminabile e mostrare rigore per la difesa dell’ambiente, dall’altro sostenere un settore cruciale della sua economia, che conta per un quinto delle sue esportazioni e assicura 800.000 posti di lavoro. “Il governo si aspetta chiarezza e trasparenza dall’industria automobilistica al vertice”, ha detto una portavoce della Cancelleria, Ulrike Demmer, “l’industria automobilistica è di importanza strategica… deve essere forte e innovativa, ma anche onesta. Quindi bisognerà criticare ciò che va criticato, ma anche fare ciò che serve per un’industria strategicamente importante per la Germania”. In ritardo sullo sviluppo di prototipi elettrici, i fabbricanti tedeschi hanno investito molto negli ultimi anni sui motori diesel, proprio perché essi emettono meno anidride carbonica (CO2) che i motori a benzina. Per questa ragione, quando lo scandalo non aveva ancora raggiunto le dimensioni attuali, la cancelliera Angela Merkel aveva tentato di contenere l’impatto invitando a “non demonizzare” i motori diesel. Ma adesso è divenuto chiaro che questi motori emettono più biossido di azoto, primo gas inquinante responsabile dello smog nelle città, causa di malattia respiratorie e cardiache. La ministra dell’Ambiente, la socialdemocratica Barbara Hendricks, che copresiede il vertice, ha già avvisato i costruttori che non sarà sofficiente “de-inquinare” con dei semplici filtri i motori diesel, per arrivare a rispettare la normativa europea in materia di riduzione di Co2, come invece sostenuto dal suo collega conservatore ai Trasporti. La Germania ha già ricevuto un avvertimento dalla Commissione europea in merito alla qualità dell’aria nelle grandi città e una parte dell’opinione pubblica è a favore di un divieto alla circolazione delle auto diesel: secondo un sondaggio commissionato da Greenpeace il 57% dei tedeschi vorrebbe uno stop totale in alcune grandi città.