La sorella di Kim Jong Un, Kim Yo Jong, appare sempre più presente, sempre più attiva, sempre più centrale nelle politiche intercoreane. La giovane dirigente nordcoreana – secondo quanto riferisce il sito specializzato NK News – sta ispirando l’inasprimento dei rapporti con Seoul e cavalcando la campagna contro i fuoriusciti nordcoreani che hanno provocato una nuova crisi nei rapporti Pyongyang-Seoul. Da ieri la Corea del Nord ha interrotto le comunicazioni lungo la hotline militare che era stata riattivata sulla base del disgelo innescato dagli incontri tra Kim Jong Un e Moon Jae-in. La mossa è stata motivata dal lancio continuo di volantini da parte di fuoriusciti nordcoreani al confine. Un’attività, in realtà, da sempre in auge tra gli ex nordcoreani, che Seoul non solo non incentiva, ma tenta anche di comprimere. Oggi il ministero dell’Unificazione ha annunciato che denuncerà due gruppi di fuoriusciti per essere andati contro l’interesse nazionale e aver messo in pericolo i residenti nelle regioni frontaliere.
Il nuovo attivismo di Kim Yo Jong coincide con un inasprimento della posizione nordcoreana nei confronti del Sud, ma anche con una prolungata assenza – o semi-assenza – del fratello sulla scena, tanto che qualche settimana fa fu dato da alcuni media internazionali per morto o gravemente ammalato. Come sempre, col regime nordcoreano, c’è un flusso di informazioni centellinate al minimo quindi nessuno potrebbe dare un quadro aggiornato e indiscutibile di quale siano gli equilibri di potere a Pyongyang. NK News riferisce che i media ufficiali nordcoreani hanno dato conto dell’attenzione con cui la sorella di Kim sta seguendo l’evoluzione della situazione. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale KCNA è stata lei e il responsabile formale dei rapporti intercoreani, Kim Yong Chol, ad adottare la decisione di chiudere le linee di comunicazione. Giovedì scorso Kim Yo Jong aveva pubblicato un durissimo articolo sul Rodong sinmun, il giornale ufficiale del Partito dei lavoratori coreani, definendo i fuoriusciti nordcoreani come “immondizia”. Queste parole sono state riprese anche oggi nel giornale ufficiale.
Ma qual è il ruolo di Kim Yo Jong in questo momento nella nomenklatura nordcoreana? Sappiamo che la giovane dirigente è molto vicina al leader – e in questo non necessariamente la relazione familiare è un “atout” – e che è parte del Politburo del partito unico, il Partito dei lavoratori (Rodong). Su questo fatto permane un giallo: la sorella minore di Kim – che avrebbe 30 o 31 ani – è rientrata nel sancta sanctorum del partito ad aprile, dopo che per un anno ne era stata tenuta fuori in seguito all’insuccesso nell’arrivare a un accordo con gli Stati uniti al fallito summit di febraio 2019 con il presidente Donald Trump. Il suo ritorno sulla scena ha coinciso, più o meno, con l’assenza prolungata del fratello e questo ha dato corpo a una ridda di ipotesi sulla sorte di Kim Jong Un e su un ruolo che Kim Yo Jong potrebbe avere in un’eventuale processo di successione.
La Corea del Nord è l’unico paese del fronte socialista, se così si può dire, ad aver adottato una successione dinastica (con l’eccezione di Cuba, in cui però la successione avuta luogo tra Fidel e Raul Castro era comunque tra due alti esponenti della rivoluzione e la linea dinastica è stata interrotta con le dimissioni del secondo). Va detto, comunque, che le notizie secondo le quali Kim Jong Un non sia più al timone o la sua guida sia a rischio sono state smentite con forza dagli apparati di spionaggio sudcoreani e da altre agenzie internazionali. Nelle ultime dichiarazioni viene definita “prima vicedirettrice” – spiega NK News – ma non viene specificato di quale “dipartimento” del partito. Si ipotizza che possa lavorare per il Dipartimento del fronte unitario, che ha un ventaglio di competenze ampio che va dai rapporti con Seoul alle minacce sovversive. Ma nulla esclude – secondo gli esperti interpellati dal rispettato sito d’informazione – che indossi diversi cappelli. askanews