Dietro le sbarre di Evin: la storia di Cecilia Sala e il duro intervento del Dipartimento di stato americano

La giornalista italiana di 29 anni è detenuta in isolamento nel carcere iraniano da ormai 10 giorni. Scatta l’hashtag #FreeCecilia

Cecilia Sala

Cecilia Sala

Anche il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha preso posizione sul caso di Cecilia Sala, la giornalista italiana di 29 anni detenuta in isolamento nel carcere iraniano di Evin da ormai 10 giorni. Le accuse contro di lei rimangono oscure, con iniziali riferimenti a generici “comportamenti illegali”.

Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha confermato al quotidiano La Repubblica di essere al corrente dell’arresto di Cecilia Sala, evidenziando una possibile connessione con l’arresto di Mohammad Abedini-Najafabadi, noto come “l’uomo dei droni dei Pasdaran iraniani”, fermato all’aeroporto di Milano-Malpensa il 16 dicembre. “Siamo a conoscenza della denuncia di arresto in Iran della giornalista italiana Cecilia Sala”, ha dichiarato il portavoce, sottolineando, che “l’arresto della Sala arriva dopo che un iraniano è stato incarcerato in Italia tre giorni prima per contrabbando di componenti di droni”. “Chiediamo ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri arbitrariamente detenuti in Iran senza giusta causa” ha chiosato.

Gli Stati Uniti hanno duramente criticato la pratica iraniana di usare i detenuti stranieri come strumenti di negoziazione politica: “Sfortunatamente, il regime iraniano continua a detenere ingiustamente gli abitanti di molti altri Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica. Non c’è alcuna giustificazione per questo e dovrebbero essere rilasciati immediatamente”, ha affermato il portavoce, ribadendo l’importanza della protezione dei giornalisti che “svolgono un lavoro fondamentale per informare il pubblico, spesso in condizioni pericolose”. Ha inoltre assicurato un impegno continuo degli Stati Uniti, in collaborazione con alleati e partner, per cercare la liberazione dei cittadini ingiustamente detenuti in Iran.

Contemporaneamente, il sostegno statunitense si riflette anche nella solidarietà internazionale che ha invaso i social media, dove l’hashtag #FreeCecilia ha raccolto numerosi messaggi di supporto per la giornalista. Personalità come lo scrittore statunitense Don Winslow hanno pubblicamente chiesto attenzione e azione per il rilascio di Sala, mentre il suo compagno, Daniele Ranieri, ha promesso che “appena sarà possibile, saprà di tutto questo affetto”. La speranza è che questa pressione diplomatica e il sostegno internazionale, guidati dal forte appoggio degli Stati Uniti, possano portare presto alla liberazione di Cecilia Sala, restituendola alla sua vita e al suo lavoro di narrazione giornalistica.