Insomma, la formula “Difesa e dialogo” propugnata da Stoltenberg non convince Mosca fino in fondo. D’altra parte, se non si può nuovamente parlare di Guerra fredda, di certo “non c’è neppure il partenariato” a cui la Nato sta lavorando da anni con la Russia. Quello in atto, ha ammesso lo stesso segretario generale, è “un sistema di relazioni con Mosca mai visto sinora”. “Serve un’Alleanza forte non per provocare una guerra, ma per prevenirla”, ha avvertito, e gli enormi investimenti fatti dalla Federazione russa sulla Difesa – è il suo pensiero – certamente non aiutano a rasserenare gli animi degli Alleati. Siamo “profondamente preoccupati” dalla Russia, che è “sempre più assertiva e imprevedibile” ed ha schierato sistemi missilistici vicino a Paesi alleati, “parte di uno schema di attività militare su larga scala”, ha confermato Stoltenberg. “Noi continueremo a perseguire politiche di difesa e dialogo politico. La missione della Nato è di mantenere sicuri gli alleati ma dobbiamo evitare incidenti e calcoli errati che possono far sfuggire la situazione di mano”. Il rischio c’è e trova terreno fertile in Siria. Qui la Nato “non ha alcun piano su una presenza militare”, ma intende fare “tutto il possibile” per una “soluzione politica e diplomatica della crisi”.
Mosca “continua a bombardare Aleppo e a sostenere il regime di Damasco” nonostante le terribili perdite di vite umane e le forti obiezioni della comunità internazionale, ha ricordato Stoltenberg. E questa mattina Vladimir Putin ha anche ratificato la legge con cui il Parlamento russo ha approvato l’accordo siglato nel 2015 con Damasco sulla presenza “a tempo indeterminato” delle forze russe nella base militare Hmeimim, in Siria occidentale (attualmente sono circa 4.000 uomini). “Dobbiamo trovare il modo per superare lo stallo in Siria, il primo passo è tornare al tavolo dei negoziati”, ha detto il leader della Nato. Per questo gli occhi di tutti sono ora rivolti verso Losanna e Londra. Qui, tra sabato e domenica, la diplomazia internazionale compirà un tentativo estremo di fermare il massacro di Aleppo, rilanciare il processo negoziale, ridare speranza ai siriani. A Losanna, il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov si riuniranno assieme ai loro omologhi della Turchia e del Golfo, certamente l’Arabia saudita, probabilmente il Qatar. Né Mosca né Washington hanno invece confermato la presenza dell’Iran, attore fondamentale della crisi siriana e alleato del presidente siriano Bashar al Assad. Domenica a Londra, invece, Kerry ritroverà i suoi “partner internazionali”, ovvero Regno unito, Germania e Francia. Stoltenberg ha espresso l’auspicio che “i colloqui possano trovare un modo per mettere fine alla crisi, con la cessazione delle violenze e l’accesso agli aiuti umanitari”.