Digital tax, negoziato Ocse slitta 6 mesi: L’Organizzazione: “Divergenze politiche”

Digital tax, negoziato Ocse slitta 6 mesi: L’Organizzazione: “Divergenze politiche”
12 ottobre 2020

Slittano di almeno sei mesi i negoziati globali per cercare una soluzione condivisa sul nodo della tassazione dei giganti digitali. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Ocse, cui è stato affidato il compito di mediare questa difficile partita, parla di “progressi consistenti” verso una soluzione condivisa, ma poi cerca di nascondere il mancato accordo aggiungendo che “la comunità internazionale” ha accettato di “continuare a lavorare” puntando ad un accordo per metà 2021.

A più riprese, nei mesi passati, diversi esponenti dell’Unione europea e della Commissione Ue avevano avvertito che in assenza di un accordo entro fine anno, l’Unione avrebbe proceduto a presentare una sua proposta, anche con l’obiettivo di farla andare in vigore solo a livello europeo, posto che una soluzione globale era preferita. Nel rapporto di aggiornamento sullo stato dei negoziati l’Ocse è stata più diretta, descrivendo il quadro con minore retorica diplomatica: le trattative “sono andate a rilento”, si legge, a causa di “divergenze politiche” e anche per via dell’emergenza Covid. L’Ocse parla anche di “vedute convergenti” sui punti chiave di questo percorso e aggiunge che sono stati “identificati gli aspetti tecnici e politici su cui permangono divergenze da chiudere – si legge – e i prossimo passi sul processo negoziale multilaterale”.

Al momento restano in piedi i due progetti normativi, su cui gli stati dovranno avviare “consultazioni pubbliche”. Il primo riguarda nuove regole sul dove vadano pagate le tasse e i trasferimenti di gettiti tra Stati, con l’obiettivo di tassare le multinazionali dove effettivamente realizzano attività di rilievo. Il secondo progetto (Pillar Two) vuole introdurre una tassazione minima globale sulle grandi imprese. Presentando lo studio, il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria non ha potuto nascondere la preoccupazione per uno scenario di eventuale non accordo. Si rischierebbero tassazioni nazionali differenziate, seguite da misure di rappresaglia di altri Paesi e “in definitiva – ha detto – alla fine si scatenerebbe una guerra commerciale. Che è sempre una cosa negativa”.

L’Osce ha anche elaborato una previsione sulle conseguenze di questo scenario: il Pil globale ne verrebbe ridotto di oltre l’1%. Al momento la prossima tappa è fissata nel G20 delle Finanze che si svolgerà il 14 ottobre. Ma si tratta solo di una formalità, dato che è abbastanza ovvio che la partita non avrà alcun sviluppo di rilievo prima dell’esito delle presidenziali Usa.

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