L’allarme su chi potrebbe nascondersi sotto i flussi d’immigrazione non va ignorato, aggiunge, “il che non vuol dire, naturalmente, che l’Europa debba tirarsi indietro di fronte all’emergenza umanitaria, bensì che occorre controllare al meglio chi arriva. Mi sembra difficile, però, immaginare che l’Isis utilizzi i barconi per infiltrare cellule organizzate, con piani operativi in tasca, pronte a colpire. Vedo piuttosto su quei barconi in arrivo dall’Africa la possibilità che ci siano persone in via di radicalizzazione e che potrebbero finire di radicalizzarsi in Europa. Almeno questo ci dicono alcune inchieste”. Quanto alla criminalità organizzata, Roberti sottolinea la gravità della situazione a Napoli. Sta accadendo “un fenomeno ricorrente”, spiega: “Quando si sgominano i clan storici, e guardi che oggi tutti i vecchi capi sono in carcere, arrivano i nuovi che subito si combattono per il controllo del territorio. Questa volta, però, la situazione è resa più grave dall’arruolamento di tanti giovanissimi” che, “peraltro, hanno mutuato modalità gangsteristiche e sono molto pericolosi”. C’è connessione “storica” anche con la Puglia, “ed è verissimo che c’è un rigurgito di violenza, oltre che a Napoli, anche nel Foggiano e nel Leccese, con similari accenti gangsteristici”.