Maglia da titolare a Paolo Gentiloni e ai suoi ministri, chiamati a scendere in campo, ciascuno, in un collegio uninominale e in piu’ circoscrizioni proporzionali. Fuori i parlamentari che hanno gia’ 15 anni di mandato alle spalle. Deroghe per pochi, anche se se ne riparlera’ a ridosso della scadenza della presentazione delle liste. Questa la sintesi della relazione di Matteo Renzi alla Direzione Pd -contenente il regolamento per le liste stesse – di fatto poi integrata dalla partecipazione a Matrix su Canale 5. Lascia la porta aperta perche’, come ammette lui stesso, c’e’ bisogno della squadra piu’ forte per vincere. Ma c’e’ anche da attraversare un “mare d’odio” nel quale il segretario Pd vede un “disegno contro di noi e contro il partito”. Tanto piu’ necessario, quindi, “mobilitarsi tutti, casa per casa” e mettere in campo “un’organizzazione capillare sul territorio” per “diventare primo partito nel proporzionale e creare una coalizione in grado di competere nel maggioritario”. “Magari gli italiani vorrebbero votare subito per evitare tante polemiche, c’e’ un clima odio e rancore di cui in parte sono oggetto anche io per me inspiegabile”, rimarca in tv. La battaglia sara’ dura e dunque “ha il posto sicuro – avverte Renzi – chi i voti li prende nel collegio. Questo deve essere chiaro”. “Non ci sono zone intoccabili, se c’e’ una squadra coesa, molto e’ contendibile. Il posto sicuro ce l’ha chi sul collegio i voti li trova”, sottolinea. Detto questo, si comincia dal presidente del Consiglio, seduto in platea durante la direzione, e dalla sua squadra.
“E allora “sono molto grato a Gentiloni e tutti i ministri, nel senso – dice a Matrix – che saranno in campo, candidandosi in un collegio e in piu’ di una circoscrizione proporzionale. Metteremo in campo la squadra migliore e i candidati migliori. Tutti”. “Io mi candidero’ al Senato”, conferma Renzi che, dallo studio Mediaset spiega cosi’ la sua scelta: “Volevo eliminarlo, il Senato, ma ho finito per eliminare solo la mia poltrona da presidente del Consiglio e allora ho pensato fosse giusto rispettare la volonta’ degli italiani sui poteri del Senato. Devo rendere omaggio alla volonta’ degli italiani che hanno voluto mantenerli”. ‘Pressato’ da Nicola Porro, il segretario Pd torna sullo schieramento in lista dei big del governo, presidente del Consiglio in testa e ribadisce che “Gentiloni sara’ candidato alla Camera”. “Anche Berlusconi da presidente del Consiglio si candidava nell’uninominale e di regola vinceva – osserva ancora rispondendo al conduttore – e cosi’ fara’ anche Gentiloni, sono sicuro”. Due i nomi nuovi ed altamente simbolici. Paolo Siani, fratello del giornalista Giancarlo, vittima della camorra. E Carla Cantone, sindacalista Cgil. Come dire, giustizia e lavoro. Anche se la campagna elettorale del Pd partira’ dall’Europa, con un incontro a Milano, sabato, che servira’ a ribadire un’ispirazione fortemente europeista e marcare la distanza tanto dal fronte del ‘No euro’, incarnato da Matteo Salvini e dalla Lega, quanto da quello del ‘Boh euro’, il cui portabandiera e’ Luigi Di Maio assieme al Movimento 5 stelle.
“E’ importante aprire la campagna elettorale da Milano, sabato”, in un contesto fortemente europeista, ha sottolineato Renzi riferendosi alla kermesse organizzata dal gruppo Pd al parlamento Europeo: “Credo sia cruciale insistere su questo argomento: l’Europa come punto di riferimento, senza le fughe dei ‘boh euro’ o ‘no euro’ che mettano in discussione l’appartenenza a questa grande storia”. Di fronte c’e’ una campagna di 46 giorni, contro “avversari che mirano a cancellare la realta’”. Ne sia prova, spiega, quanto detto da Silvio Berlusconi riguardo al trattato di Dublino “firmato da Renzi e dalla sinistra”. Una ricostruzione che, controbatte il leader Dem, non tiene conto del fatto che “io quando e’ stato firmato il Trattato di Dublino stavo uscendo dall’universita’”. Disegnato cosi’ lo scenario, non si arresta il lavoro per mettere insieme il campo piu’ largo possibile del centrosinistra. I colloqui con +Europa, Insieme e Lista Civica e Popolare, vanno avanti, mentre si e’ conclusa positivamente la trattativa con il Sudtiroler Volks Partei e Partito Autonomista Trentino Tirolese. Al contrario, sembra definitivamente archiviata l’ipotesi di una convergenza dell’ultimo momento – seppure nella sola Lombardia – con Liberi e Uguali, a cui il segretario riserva un passaggio della sua relazione: “Qualcuno ha voluto vedere nella strategia altalenante della sinistra in Lombardia e nel Lazio una strategia per il dopo. Lo sappiamo, non viviamo su Marte. Ma siamo affezionati a considerare le regionali una occasione per fare vincere il candidato migliore. Pensare a una ritorsione nel Lazio sarebbe stato irrispettoso nei confronti. Abbiamo nel Lazio un presidente uscente che e’ nelle condizioni di riportare questa regione nelle mani del centrosinistra”.