I dissidenti FI tentano di far saltare patto Nazareno. Grazie a Prodi

I dissidenti FI tentano di far saltare patto Nazareno. Grazie a Prodi
30 dicembre 2014

di Daniele Di Mario

In principio è stato Nichi Vendola. Ma ora sono in tanti a pensare che il leader di Sel, in fondo in fondo, abbia ragione. Che, cioè, l’unico modo per far saltare il patto del Nazareno sia sostenere convintamente la candidatura di Romano Prodi al Quirinale. Vendola l’ha buttata lì per far uscire allo scoperto i franchi tiratori del Pd, per far capire che in caso di bagarre, dal quarto scrutinio in poi, le condizioni per eleggere il Professore ci sarebbero. In molti nel Pd, pur senza dirlo, ci stanno pensando. Eccome. Ma la notizia è che ci starebbe pensando anche Forza Italia. Non Silvio Berlusconi, almeno non per il momento. Ma i dissidenti azzurri certamente. La pattuglia di mischia di Raffaele Fitto conta su un buon numero di deputati e senatori e più di qualcuno, nell’anonimato, spiega che se Berlusconi pensa di chiudere l’ennesimo accordo al ribasso con Renzi, allora la tenuta del gruppo parlamentare di FI è tutt’altro che garantita. Basta poco a bruciare nel Parlamento riunito in seduta comune un candidato al Colle. Bastano 150 parlamentari. Il quorum ai primi tre scrutini è di 672 tra deputati e senatori. Se Renzi riesce a chiudere una partita nei primi tre scrutini bene. Ma se ai primi due il candidato scelto non arriva a 600 allora è bruciato. E dal quarto in poi può succedere di tutto.

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Il premier è sicuro di sé. “Abbiamo i numeri per eleggerlo” Inconfutabile. Ma cosa accadrebbe se la candidatura di Prodi dovesse prender corpo? Sarebbe molto difficile per il premier convincere i propri parlamentari – molti bersaniani -dalemiani, altri molto vicini al Professore – a non votare il padre dell’Ulivo, una figura ben vista in Europa e negli ambienti internazionali, dall’indiscusso profilo istituzionale. Il senatore dissidente FI Augusto Minzolini non usa giri di parole e invita Berlusconi a votare Prodi come prossimo presidente della Repubblica. Spiegazione semplice: “Solo lui riuscirebbe a tenere testa a Renzi”. Il Cav non ha mai detto no a un candidato del Pd. Voci di Transatlantico raccontano di una manovra sotterranea di ambienti vicini al Professore bolognese per far capire al leader di FI che una sua eventuale presidenza sarebbe di garanzia, comunque non ostile. Così com’è difficile credere che nel colloquio a Palazzo Chigi Renzi e Prodi non abbiano parlato del Colle. Berlusconi non ama il Prof e per ora si fida di Renzi, anche se qualcuno dei suoi teme improvvisi cambi di strategia, soprattutto nel caso in cui la tenuta di FI sia a rischio. Anche Renzi si fida del Cav. In questa fase tutto si tiene: Italicum, riforme costituzionali, Quirinale. Ma tra qualche settimana gli scenari potrebbero cambiare.

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