I quarantamila tassisti esplodono. Sono pronti a uno sciopero generale, in programma il prossimo 24 novembre in diverse città d’Italia, e a una grande manifestazione a Roma. A dare fuoco alle polveri l’articolo 8 del Ddl concorrenza approvato lo scorso 5 novembre dal governo Draghi. In sostanza, il disegno di legge contiene, tra le varie deleghe al governo per la disciplina di determinati settori, quella sul “riordino dei servizi di mobilità urbana non di linea”. In pratica, l’esecutivo, a sei mesi dall’entrata in vigore della legge sulla concorrenza – ancora il Ddl deve arrivare alle Camere – adotterà un decreto legislativo per “adeguare l’offerta di servizi alle nuove forme di mobilità esistenti che utilizzano app e piattaforme tecnologiche” per connettere passeggeri e conducenti, “riducendo gli adempimenti amministrativi” a carico degli esercenti degli autoservizi. L’obiettivo è promuovere la concorrenza nel conferimento delle licenze e tutelare gli utenti con regole più stringenti per i servizi di taxi ed Ncc, quali ad esempio Uber, uno per tutti. Manifestazioni unitarie e ad oltranza contro il Ddl concorrenza annunciano Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Tam, Satam, Claai, Unimpresa, Usb taxi, Or.S.A taxi, Ati Taxi, Fast Confsal e Associazione Tutela Legale Taxi, secondo cui, “l’ipotesi di introdurre il comparto del trasporto pubblico non di linea nel Ddl concorrenza è per noi inaccettabile”.
Per i tassisti,”la normativa che disciplina il settore è già stata profondamente revisionata e adeguata nel 2019 e ha abbondantemente superato il vaglio di legittimità della Corte costituzionale, allora presieduta dal ministro Marta Cartabia”. “Ad oggi – rimarcano le sigle sindacali – occorre solo concludere l’iter di riforma con l’approvazione dei previsti decreti attuativi e di un Dpcm per la disciplina delle app, già nella disponibilità legislativa della Presidenza del Consiglio”. Ma una delle più forti preoccupazioni per i 40mila tassisti è che “le istituzioni possano cedere alle pressioni esercitate da gruppi di interesse e alle fameliche mire di grandi multinazionali che gestiscono piattaforme di intermediazione tecnologica, abbandonando così i lavoratori del settore a ricatti e sfruttamento, trasformandoli di fatto da drivers in riders”. Ecco perché “la nostra ferma e dura opposizione e la nostra mobilitazione a oltranza”. Insomma, a sentire i tassisti, il governo continua a sfornare nuove norme per il settore mentre ancora si aspetta da tre anni l’attuazione della legge del 2019 che regolamenta le piattaforme. La battaglia è solo agli inizi, se si pensa che il provvedimento, come detto, è atteso dall’esame parlamentare, dove potrebbero essere introdotte modifiche che non mancheranno di aumentare il già elevato scontro politico.