Dl Cura Italia, salta accordo su ipotesi modifiche. L’opposizione: “Ci avete preso in giro”

Dl Cura Italia, salta accordo su ipotesi modifiche. L’opposizione: “Ci avete preso in giro”
22 aprile 2020

E’ saltata qualsiasi ipotesi di accordo tra governo, maggioranza e opposizioni su eventuali modifiche al dl cura Italia. Tutti gli emendamenti sono stati respinti e si è votato, a maggioranza, il mandato al relatore, Beatrice Lorenzin. Questa mattina, alle ore 11, il provvedimento approda nell’Aula di Montecitorio e il governo porrà, come già annunciato, la fiducia sul testo arrivato dal Senato. Sul tavolo c’era un mini-pacchetto di modifiche su cui si provava a lavorare da giorni ma nonostante le riunioni che si sono susseguite per metterlo a punto, l’esito ha lasciato insoddisfatti non solo i partiti di opposizione ma anche di maggioranza. Di fatto, nessuno ha potuto toccare palla.

L’accordo è “tramontato. Mi dispiace”, avrebbe detto in commissione dopo gli interventi delusi dei deputati il ministro dei rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. Il dem Fabio Mellili ha parlato di “occasione mancata per il Parlamento. Anche se non era facile” per i margini strettissimi “ci abbiamo provato fino alla fine ma il governo e la maggioranza hanno ritenuto di non poter accogliere alcune proposte dell’opposizione e l’opposizione non si è ritenuta soddisfatta”. Durante il suo intervento Melilli ha auspicato che il lavoro “fatto possa entrare nel dl aprile”. Rammarico anche da parte di Stefano Fassina (Leu): “si fa fatica a lavorare in questo modo. Ho chiesto un ruolo non formale per questo esame. Mi dispiace”.

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Massimo Garavaglia della Lega è andato all’attacco: “manca la consapevolezza della maggioranza che siamo in guerra e non potete trarre vantaggio politico, bisogna pensare al paese”. “Ci avete preso in giro”, è stato il commento laconico di Fabio Rampelli di Fdi, il quale ha poi rincarato: “in questa situazione di emergenza, come ha sottolineato il presidente della Repubblica Mattarella, occorre condivisione perché stanno saltando tutte le prerogative costituzionali e quindi è obbligatorio condividere le scelte fondamentali che vengono prese. Le nostre proposte sono state respinte oltretutto anche con l’inganno perché su alcune materie prima ci avevano dato un giudizio positivo che poi è venuto meno alle 20,30 di stasera”. “E’ finita la commissione. Nulla di fatto. Il testo del cura Italia rimane quello del Senato e andrà in Aula così”, ha scritto su twitter il presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi della Lega.

Dunque, anche la Camera dei deputati voterà la fiducia sul testo del Cura Italia, il decreto legge emanato lo scorso 18 marzo 2020 con le prime misure economiche e gli ammortizzatori sociali per il coronavirus. Il voto di fiducia dei deputati è l’atto finale che segna la conversione in legge del Cura Italia, che, ricordiamo, prevede lo stanziamento di 25 miliardi di euro, il bonus da 600 euro per lavoratori autonomi e partite Iva e diversi ammortizzatori per lavoratori con figli minori a carico. La decisione del Governo di porre la fiducia in Senato aveva scatenato forti critiche dai partiti di opposizione, soprattutto da parte di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Anche al Senato, il Governo ha posto il voto di fiducia. E l’Aula di Palazzo Madama s’è espressa lo scorso 9 aprile scorso, quando la fiducia ha incassato 142 voti a favore, 99 contrari e solo 4 astenuti. La conversione avverrà nel rispetto delle tempistiche imposte dalla legge, che fissa come termine ultimo il 30 aprile 2020. Si tratterà di un maxi-emendamento con il quale si dispone la definitiva conversione in legge, atto necessario a confermare l’operato del Governo; senza conversione, infatti, il decreto Cura Italia perderebbe efficacia in maniera retroattiva.

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