Per “la stima” della rottamazione ter (11,1 miliardi di euro) “non è possibile riscontrare il carattere prudenziale dei valori indicati”. La cifra, infatti, supererebbe “di quasi 3 mld di euro il gettito della prima ‘rottamazione’ e di 6-7 mld di quello atteso dalla seconda”, imputando “il maggiore appeal” della nuova norma “esclusivamente alle più favorevoli possibilità di dilazione”. Lo rilevano i tecnici del servizio bilancio del Senato nel dossier di documentazione sul decreto Fiscale, collegato alla manovra.[irp]
In proposito – aggiungono – “l’andamento finanziario rappresentato (articolazione degli incassi in cinque anni) non tiene conto che la rateazione è una modalità facoltativa di pagamento; oltre a coloro che potrebbero preferire di saldare in unica soluzione (entro il 31 luglio 2019) non si è considerata la possibile modalità di pagamento mediante compensazione con crediti da appalti servizi e forniture vantati nei confronti della P.a.”. La stessa rateazione “può presentarsi in diverse articolazioni considerato che la stessa è possibile ‘nel numero massimo di 10 rate consecutive’ e quindi potrebbe presentarsi in diverse articolazioni in ordine al numero ed al quantum delle rate, fermo restando il predetto limite massimo. Tali aspetti – concludono i tecnici – si riflettono sia sull’attendibilità delle stime (l’appeal per le maggiori possibilità di rateazione su cui si costruisce la stima potrebbe non riguarderebbe tutti i potenziali aderenti) sia sull’andamento degli incassi nel tempo ipotizzato dalla relazione tecnica”.