La svolta sulle navi delle Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo era stata annunciata dalla premier Giorgia Meloni, a novembre, nel mese dello scontro con la Francia sul caso della Ocean Viking. Il decreto era stato poi varato dal Consiglio dei ministri tra Natale e Capodanno, e con una volata finale in Senato è diventato legge con 84 voti a favore e 61 contrari. Il provvedimento che contiene una stretta all’attività delle navi delle Ong, aveva affermato la premier Meloni chiarendone la ratio in uno dei suoi video degli ‘appunti di Giorgia’ sui social, “ha come obiettivo il rispetto del diritto internazionale, perché il diritto internazionale sul salvataggio in mare non prevede che ci sia qualcuno che può fare il traghetto nel Mediterraneo o in un altro mare e fare la spola con gli scafisti per trasferire la gente da una nazione all’altra”. La presidente del Consiglio aveva stigmatizzato i “salvataggi multipli fino a quando la nave non è piena, perché quello non vuol dire mettere la gente al sicuro e non vuol dire fare salvataggio fortuito di naufraghi”.
L’iter parlamentare, cominciato nei primi giorni di gennaio, ha visto la maggioranza compatta. Con un solo inciampo, alla Camera, quando la Lega ha tentato di estendere l’ambito del decreto con un pacchetto di proposte che puntava a modificare il testo unico sull’immigrazione cancellandone punti qualificanti su diritto d’asilo, ricongiungimenti, protezione speciale, respingimenti. Emendamenti tutti dichiarati inammissibili dai presidenti della commissione Affari costituzionali e Trasporti della Camera, Nazario Pagano (Fi) e Salvatore Deidda (Fdi). Con i capigruppo di Fratelli d’Italia nelle due commissioni che tenevano a sottolineare che non c’era alcuna “spaccatura nella maggioranza” ma solo “estraneità di materia”. Dopo la battuta d’arresto, l’esame è proseguito senza ulteriori incidenti per la tenuta dell’esecutivo. Poche le proposte di modifica presentate dai gruppi di maggioranza peraltro rapidamente ritirate. Approvate solo alcune modifiche dei relatori per rendere più cogente la stretta sui requisiti per le navi.
In commissione e poi in Aula, prima alla Camera e quindi al Senato, ci sono stati invece momenti di tensione tra esponenti di maggioranza e opposizione. I primi, per bocca del sottosegretario agli Interni Nicola Molteni che ha ribadito la volontà di impedire che le navi delle Ong possano avere il ruolo di “pull-factor” per i trafficanti e anzi rimarcando che il centrodestra si è “limitato” a tradurre in legge le “intuizioni” dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd). I secondi hanno parlato di provvedimento “spietato”, contrario alla Costituzione, al diritto comunitario e internazionale, e riportato nella discussione parlamentare la richiesta di bloccare il decreto avanazta dalla commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic e dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk. Posizioni che il sottosegretario Molteni ha liquidato come “sgrammaticature”. Alla Camera il testo è stato licenziato con il voto di fiducia. In Senato l’iter è volato, tra le proteste di Pd, M5S, Az-Iv e Avs. Il decreto è stato esaminato dalla commissione Affari costituzionali per poche ore ed è arrivato in Aula senza mandato al relatore ma poi approvato senza fiducia (bocciati circa 150 emendamenti al decreto di soli tre articoli).
Dopo i “taxi del mare” (copyright 2017 di Luigi di Maio), a scatenare l’ennesima polemica è stata la frase pronunciata dalla senatrice Marta Farolfi (Fdi), durante il dibattito a Palazzo Madama: “Naufrago ha un significato ben preciso: è il superstite di un naufragio, quindi da trarre in salvo e non da portare a fare una minicrociera nel Mediterraneo”. “Ma la destra – ha ribattuto Graziano Delrio (Pd) – li vede i migranti quando scendono dalle navi delle Ong? Hanno le facce di chi fa crociere? No, hanno le facce di chi scappa da guerre” e “noi, purtroppo, siamo qui a discutere di un provvedimento che è solo una bandierina nelle mani della destra”. Sul tema dei migranti, intanto, in commissione Affari costituzionali della Camera, si aprirà presto un nuovo capitolo. “Nella settimana del 6 marzo – ha annunciato il deputato del Carroccio Igor Iezzi – torneremo a lavorare sui permessi di soggiorno per motivi umanitari, sulla disciplina dei casi speciali di permessi di soggiorno temporaneo per esigenze di carattere umanitario e sui divieti di espulsione e respingimento”.
Le regole
Il decreto contiene le condizioni cui debbono attenersi le navi per poter svolgere la loro attività, con le nuove regole sull’assegnazione dei porti di sbarco e la previsione di multe salate, oltreché il sequestro e la confisca delle imbarcazioni in caso di violazione. Tra le novità rientra l’obbligo di richiedere, nell`immediatezza dell`evento, l`assegnazione del porto di sbarco che deve raggiunto senza ritardo per il completamento dell`intervento di soccorso. Uno dei punti oggetto di maggiore scontro in Parlamento perché ritenuto dalle opposizioni un ostacolo per i salvataggi multipli. L’equipaggio deve informare tempestivamente le persone prese a bordo della possibilità di richiedere la protezione internazionale e, in caso di interesse, raccogliere i dati rilevanti da mettere a disposizione delle autorità. Le navi devono inoltre fornire alle autorità gli elementi per la ricostruzione dettagliata dell’operazione di soccorso per verificare che non si sia concorso a creare situazioni di pericolo a bordo né impedito di raggiungere tempestivamente il porto di sbarco.
La nave che effettua in via sistematica attività di ricerca e soccorso in mare deve operare secondo le certificazioni e i documenti rilasciati dalle competenti autorità dello Stato di bandiera ai fini della sicurezza della navigazione, della prevenzione dell’inquinamento, della certificazione e dell`addestramento del personale marittimo nonché delle condizioni di vita e lavoro a bordo. Viene modificato anche l’impianto sanzionatorio: “salve le sanzioni penali quando il fatto costituisce reato”, in caso di violazione delle nuove regole si applicano al comandante multe fino a 50mila euro con l`estensione della responsabilità solidale ad armatore e proprietario. Oltre alla sanzione pecuniaria, la nave viene sottoposta a fermo amministrativo per 2 mesi contro cui è previsto il ricorso entro 60 giorni dalla notificazione dello stesso al prefetto, che dovrà pronunciarsi non oltre 20 giorni dal ricevimento dell’istanza.
In caso di “reiterazione della violazione” con l’utilizzo della “medesima nave”, è stata introdotta la sanzione accessoria della “confisca” della nave e “l’organo accertatore procede immediatamente a sequestro cautelare”. I proventi delle sanzioni sono destinati all’erogazione di contributi in favore dei comuni di confine con altri Paesi europei e dei comuni costieri interessati dalla gestione dei flussi migratori.