Dopo qualche timido segnale positivo nei mesi scorsi, i dati dell’Istat sul lavoro relativi al mese di giugno tornano a disegnare un quadro decisamente a tinte fosche, con 22 mila occupati in meno rispetto a maggio (-0,1%) e 40 mila in meno rispetto allo stesso mese del 2014 (-0,2%). Ma la vera emergenza riguarda la disoccupazione giovanile: a giugno i senza lavoro tra gli under 24 sono arrivati al valore record del 44,2%. I giovani occupati tra 15 e 24 anni a giugno sono soltanto 860mila, il livello più basso da quando esistono le serie storiche dell’Istat nel 2004. Negli ultimi 12 mesi i giovani occupati sono scesi di 80mila unità, il doppio rispetto alla perdita di occupazione complessiva. Il raffronto è ancora più impietoso rispetto alla realtà di 10 anni fa quando i giovani occupati tra gli under 24 erano oltre 1,7 milioni. Dal 2005 sono andati persi circa 900 mila posti di lavoro per i giovani e nello stesso periodo le fila dell’esercito degli inattivi sono passate da 3,9 a 4,4 milioni. Anche l’Ocse in un recente rapporto ha definito “inquietante” il livello della disoccupazione giovanile in Italia, che si sta avvicinando ai livelli di Spagna e Grecia che sfiorano il 50%. Un numero di senza lavoro superiore al 40% – si legge nell’ultimo report dell’Ocse sul lavoro – significa che “le prospettive lavorative di molti giovani usciti da poco dal sistema scolastico siano compromesse in modo permanente”.
In questo quadro, l’Italia continua a spendere troppo poco per le politiche attive del lavoro: solo lo 0,41% del Pil, “parecchio sotto alla media Ocse (0,53%) e a quella di molti Paesi dell’Europa continentale”. Anche sulla disoccupazione dei giovani è il Mezzogiorno a pagare il prezzo più salato. La percentuale dei senza lavoro nei primi tre mesi dell’anno aveva superato il 60% tra gli under 24, il massimo storico. In tutto il Sud i giovani con una occupazione sono solo 126mila, circa un terzo degli occupati dieci anni fa. I dati Istat sull’occupazione dimostrano che “c’è ancora molto da fare”, ma confermano anche che “la direzione è quella giusta”, ha detto il presidente del consiglio Matteo Renzi, in conferenza stampa a palazzo Chigi: “Il dato complessivo sull’occupazione continua ad avere aspetti positivi e poi negativi”. “Con il Jobs act – ha precisato – abbiamo un po’ stimolato, abbiamo fatto un grandissimo investimento. Ma l’occupazione è l’ultima cosa che riparte dopo un periodo di crisi. I dati che vediamo sono ancora timidi, ma incoraggianti: la produzione le ultime rilevazioni sulla produzione industriale lasciano sperare che sia positivo anche il secondo trimestre, dato che verrà reso noto il 14 agosto; i dati dei consumi sono finalmente di segno positivo, i consumi sembrano tornare leggermente a crescere”.