Cronaca

Documenti falsi ai foreign fighter: 7 arresti della polizia

Sette cittadini dell’Est europeo, legati a una organizzazione internazionale dedita al traffico di documenti falsi, sono stati arrestati dalla polizia tra Milano e altre province. L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale del capoluogo lombardo è il risultato una complessa indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo della Procura della Repubblica di Milano e condotta dalla Digos in sinergia con la Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, con il supporto dell’European Counter Terrorism Centre di Europol e la collaborazione della Guardia di Finanza. L’operazione, denominata “The Caucasian Job”, nasce dagli approfondimenti avviati a seguito di un’operazione antiterrorismo condotta nel dicembre 2019 dalle autorità austriache su una possibile pianificazione di attentati in Europa ed ha permesso di evidenziare significativi collegamenti con circuiti del terrorismo internazionale di matrice religiosa e, in particolare, con l’autore dell’attentato di Vienna del 2 novembre scorso.

La Guardia di finanza, con i militari del comando Provinciale di Milano e quelli del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma, nell’ambito delle indagini che hanno portato all’arresto di 7 persone accusate di aver dato documenti falsi a dei cosiddetti foreign fighters, hanno eseguito la perquisizione di un’agenzia money transfer di Varese. Le Fiamme gialle – si aggiunge – hanno acquisito documentazione in tre istituti di pagamento comunitari relativi a transazioni finanziarie sospette. Le carte – si spiega – erano tenute da ulteriori 17 agenzie che effettuano rimesse di danaro anche con l’estero. Gli accertamenti della Gdf sono stati eseguiti in parallelo a quelli della polizia e su delega della Procura di Milano che segue la vicenda con i pm Paola Pirotta, Enrico Pavone e Alberto Nobili. In particolare – si sottolinea – l’ordinanza di custodia riguarda 7 soggetti, finiti 3 in carcere e quattro agli arresti domiciliari. All’indomani dell’attacco terroristico di Vienna, del 2 novembre scorso, e portato a termine dal 21enne austriaco di origine macedone, Kujtim Fejzulai, la Guardia di Finanza – si ricorda – ha attivato il dispositivo antiriciclaggio, utilizzato anche per contrastare il finanziamento del terrorismo. Gli inquirenti delle Fiamme gialle hanno coontrollato dati e informazioni presenti nel circuito nazionale e internazionale delle segnalazioni di operazioni sospette.

Lo sviluppo investigativo ha permesso di svelare l’esistenza di un’associazione per delinquere, composta da 7 persone fisiche, dedita alla contraffazione di documenti validi per l’espatrio (passaporti, carte d’identità e patenti di guida) venduti e consegnati a soggetti residenti in Italia e in diversi Paesi europei. Grazie agli accertamenti economico-finanziari condotti dalla Guardia di finanza è stato appurato che uno dei soggetti indagati ha ricevuto, tramite il circuito money transfer, somme di denaro da parte di un uomo che viveva in Kosovo, a sua volta destinatario di importi da parte di Fejzulai. Poi è stata appurata una cospicua rimessa di denaro (circa 1.400 euro) inviata dall’attentatore al kosovaro, risultato essere collegato a una rete di presunti simpatizzanti dell’Isis di origine cecena e bosniaca e arrestato nel mese di dicembre scorso proprio per i suoi contatti con il Fejzulai.

Dalle indagini finanziarie – si sottolinea – è emerso che il citato Kosovaro, tra il 2018 e il 2020, ha disposto numerosi trasferimenti di denaro dalla madre patria in favore di due coniugi russi di etnia cecena domiciliati nella provincia di Varese, che a loro volta sono risultati destinatari di somme per un totale di circa 90.000 euro da soggetti esteri presenti in Paesi europei e mediorientali (Francia, Germania, Austria, Belgio, Azerbaigian, Russia, Ucraina, Turchia, Serbia/Kosovo), attraverso numerose operazioni (circa 300 operazioni). Ampliando ulteriormente le investigazioni – anche attraverso l’attivazione, per il tramite del II Reparto del Comando Generale del Corpo, dei competenti canali cooperazione internazionale nonché le richieste ai principali istituti di pagamento comunitari – è stata ricostruita l’operatività finanziaria dei principali ‘target’. Gli investigatori della Gdf hanno individuato i flussi di denaro, in entrata e in uscita dal territorio nazionale, per circa 250mila euro. In stretta sinergia informativa con l’Unità di Informazione finanziaria e le Financial Intelligence Units estere, sono state analizzate circa 5.000 transazioni, oggetto di segnalazioni di operazioni sospette, poste in essere in 60 differenti Stati, compresa l’Italia, da circa 2.000 soggetti.

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