A Doha maratona donne è un inferno: “così è pericoloso”

Mondiali roventi: ritiri e svenimenti. Dossena: “Non cammino…”

Sara Dossena

Atlete boccheggianti, alcune svenute come l’italiana Sara Dossena, ritiri a raffica, prestazioni ridicole e zero pubblico. Questo il lascito della maratona femminile ai mondiali di atletica a Doha, la prima gara valida per una medaglia, e le perplessita’ della vigilia sono sfociate in polemiche, rabbia e accuse. Le maratonete sono partite a mezzanotte, al buio e in condizioni di caldo proibitive: 32,7 gradi e umidita’ del 73%. E’ stato quasi un miracolo che delle 68 partenti ne siano arrivate quaranta al traguardo, dove il presidente della Iaaf, Sebastian Coe, con la polo inzuppata di sudore, le vedeva una a una trasferite in sedia a rotelle o barelle in un improvvisato centro medico per essere trattate dalle conseguenze della disidratazione e della fatica. L’unica a sorridere e’ stata la vincitrice, la keniana Ruth Chepngetich – che si e’ imposta col tempo di 2h32:43, il tempo piu’ alto nelle 17 edizioni del Mondiale – e ha spiegato che per preparare tale impresa si e’ allenata per mesi sotto il sole cocente.

La Iaaf aveva avvertito che sarebbe stata una prova dura ma anche garantito che era stato fatto tutto il possibile per ridurre al minimo i rischi. Parole smentite dai fatti, perche’ gia’ nei primi chilometri alcune partecipanti hanno dovuto alzare bandiera bianca, nonostante gli ettolitri di acqua e bevande agli elettroliti consumate, gli asciugamani bagnati intorno al collo e le continue spugnature. Tra loro la Dossena, per la quale e’ stato necessario l’intervento dei sanitari per uno svenimento al 12/o km. Giovanna Epis, l’altra azzurra in gara, ha chiamato lo stop al 28/o. “Per me un ritiro e’ una cosa inaspettata soprattutto a un Mondiale – ha raccontato Dossena -. Sono svenuta per il caldo e l’umidita’, altrimenti avrei chiuso anche camminando. Era veramente una situazione pericolosa per noi atleti, il mio fisico e’ esploso. Volevo ripartire, sarei voluta arrivare anche sui gomiti, ma a stento camminavo” ma e’ stato meglio cosi’, anche se mi spiace tantissimo”. Delusa anche Epis: “Ritirarsi al primo mondiale di maratona con la scritta Italia sul petto e’ l’incubo di ogni atleta”.

Altre che ce l’hanno fatta a concludere la prova erano se possibile ancora piu’ deluse e arrabbiate: “L’umidita’ ti uccide, non si poteva respirare – ha detto la bielorussa Volha Mazuronak, campionessa europea in carica, giunta quinta -. Questa e’ mancanza di rispetto per gli atleti. Un gruppo di alti funzionari si e’ riunito e ha deciso che avrebbe organizzato i campionati qui, ma sono seduti al fresco e probabilmente ora stanno anche dormendo”. “Vedere tante concorrenti ritirare o a terra e’ stata un’esperienza estrema e spaventosa, con la consapevolezza che presto poteva capitare anche a te”, ha affermato la canadese Lyndsay Tessier, nona al traguardo. Ancora piu’ duro l’allenatore delle etiopi, tutte e tre ritirate nonostante fossero tra le favorite: “Da noi non avremmo mai disputato una maratona in queste condizioni”, ha dichiarato Haji Adillo Roba. A lamentarsi, ed e’ quasi il colmo, e’ stata anche la namibiana Helalia Johannes, che ha conquistato il bronzo, la prima medaglia di una atleta del suo Paese al Mondiale: “Non posso dire di essermi goduta la gara”. L’epitaffio per un evento passato quasi inosservato a Doha, visto che in piena notte il pubblico era quasi inesistente, e forse e’ stato meglio cosi’.