Da domani Torino sarà invasa da milioni di pellegrini. Si aprono infatti i 67 giorni di Ostensione della Sindone. Dai dispositivi di sicurezza, ai confessionali davanti al Duomo: a Torino tutto è pronto per accogliere i turisti provenienti da tutto il mondo. Una sorta di prova generale dell’Ostensione è andata in scena oggi, con l’anteprima per la stampa. A svelare il sacro Lino, esposto in una teca in Duomo a Torino, l’Arcivescovo della città, Cesare Nosiglia, che domani con la messa in Duomo delle 11 aprirà ufficialmente l’Ostensione. Oltre un milione le prenotazioni al momento per un evento che avrà il suo culmine il 21 e il 22 giugno con la visita di Papa Francesco a Torino e che si concluderà il 24 giugno. Per la scorsa Ostensione del 2010 erano stati oltre due milioni i pellegrini. Per quella che si apre domani Torino si attende un numero maggiore di visitatori, complice la vicina Expo Universale e la visita papale. Il sacro Lino è il simbolo di un messaggio di speranza, di vittoria sulle avversità ha detto oggi Monsignor Nosiglia, che ha toccato anche temi delicati come il terrorismo islamico, i migranti uccisi sui barconi perché cristiani e le polemiche suscitate in Turchia dalle parole di Papa Francesco sul genocidio armeno. “Non esistono estranei o nemici da chi si lascia investire dal messaggio della Sindone – ha detto Nosiglia – che è quello di vincere ogni avversità e poter combattere con coraggio ogni difficoltà delle nostre vite”. “Bisogna isolare quelle frange estremiste che vogliono portare uno scontro di civiltà o religione. Perché la stragrande maggioranza delle persone che credono in Dio, a prescindere dalla religione che professano, non hanno sentimenti di odio ” ha sottolineato l’arcivescovo, sostenendo la necessità di “fare una alleanza tra tutte le religioni, tra coloro che vogliono la concordia”.
L’arcivescovo Nosiglia non ci sta “a parlare di guerra di religione in atto: non sono d’accordo. Ci sono sempre stati dei fanatici e dei fondamentalisti in tutte le religioni. Ne abbiamo avuto diversi esempi nella storia”. Quanto ai migranti cristiani uccisi sui barconi che attraversano il Mediterraneo a causa della loro fede, Nosiglia ha detto: “E’ una tragedia nella tragedia”. “Quando la gente è disperata – ha osservato il prelato – si esasperano le divisioni e i contrasti. Ci si aggrappa alle proprie sicurezze e si pensa che debbano essere imposte anche agli altri. La cosa più preoccupante ha osservato il prelato è che odio e razzismo si fanno strada “anche nel cuore della gente più semplice”. Nosiglia ha inoltre osservato che occorre “non essere ingenui. Non dobbiamo pensare che tutti quelli che vengono in Italia siano santi, ma neanche essere preoccupati che siano tutti terroristi, questo è assurdo, né dimenticare che le persone vanno accolte” senza violarne la dignità. Quanto alle parole del Papa sul genocidio degli Armeni non sono state pronunciate “per andare contro qualcuno, ma per ritrovare un cammino di maggior dialogo e confronto reciproco tra le varie componenti coinvolte” ha commentato l’arcivescovo, secondo cui il dialogo e la verità segnano “la via della pacificazione”. “Parlare degli Armeni non significa condannare nessuno , ma stimolare tutti a trovare una via della concordia, attraverso il rifiuto di ogni contrapposizione” ha sostenuto Monsignor Nosiglia, secondo cui “la visita di Papa Francesco a Torino darà un messaggio di speranza a tante persone, in un momento certamente difficile come l’attuale, in cui è necessario restare uniti”.