Politica

La road map di Gentiloni: legge elettorale e provvedimento terremoto

Il premier incaricato Paolo Gentiloni non ha lasciato spazio a dubbi su quello che sarà il suo lavoro a Palazzo Chigi e soprattutto quali saranno le sue priorità: legge elettorale e provvedimento terremoto. Il tutto gestito, ha detto al termine del colloquio con Sergio Mattarella, da un esecutivo che prenderà forma (e ministri ovviamente) nell’ambito della maggioranza uscente, avendo registrata “la indisponibilità delle maggiori forze di opposizione a condividere la responsabilità di un nuovo governo”. Ecco quindi che “per senso di responsabilità e non per scelta” il premier incaricato ha deciso, per formare il suo esecutivo, di ricalcare la strada seguita dal Pd e da Matteo Renzi. Il profilo di Gentiloni, è questa una delle considerazioni che potrebbe aver fatto Mattarella nella sua scelta, è sicuramente adatto per le importanti scadenze internazionali ed europee che abbiamo di fronte. Così come il suo profilo di politico di lungo corso può sicuramente agevolare la definizione di una nuova legge elettorale. Anche perché, nel suo discorso Gentiloni ha parlato di “accompagnare”, “facilitare” il Parlamento in questo lavoro.

Come dire che sulle regole elettorali avrà un atteggiamento più soft rispetto a quello seguito da Renzi: il dibattito sarà in qualche modo lasciato al Parlamento, evitando che il governo si inserisca in prima persona. Tuttavia ha lasciato intendere che sarà pronto ad usare tutti gli strumenti utili per raggiungere il risultato, forte forse di una posizione di maggiore neutralità rispetto al passato. E’ stata questa una crisi risolta a tempo di record. Grazie anche – al di là delle letture politiche di parte – al senso di responsabilità mostrato dai partiti, a cominciare dal Pd. Un partito, quello del Nazareno, che ha rischiato di entrare in rotta di collisione con il Colle (maggioranza più ampia, il prima possibile al voto, il nome dell’incaricato) ma che poi è riuscito a trovare una sintesi. Complice forse anche un lungo colloquio telefonico nella tarda serata di ieri tra il capo dello Stato e Matteo Renzi.

Sui tempi di conclusione della crisi, per quanto rapidi possano essere, solo da domani si potrà considerare il ritorno di Gentiloni al Quirinale per sciogliere la riserva e consegnare a Mattarella la lista dei ministri. Tempi obbligati. Gentiloni infatti, alle 18.30 ha iniziato alla Camera il giro di consultazioni per poi passare al Senato (19.00). Dopo saranno ascoltati i gruppi di Des e Scelta civica e la giornata si concluderà con la rappresentanza di Sinistra italiana, alle 20.30. Domani sarà la volta dei gruppi Fi e Pd. L’obiettivo in ogni caso è quello di avere un governo pienamente in carica per il Consiglio europeo di giovedì 15 dicembre. Questo significa lista dei ministri tra domani e martedì e a seguire giuramento. Poi, se possibile, magari anche l’approvazione della fiducia da parte della Camera.

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redazione