Domani alle 12.30 al Quirinale è in programma il consueto pranzo tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il premier Giuseppe Conte e i ministri del suo Governo che precede i lavori del Consiglio europeo. Ma di consueto, come ormai è prassi negli ultimi mesi, non c’è molto.
Ancora una volta, con un sempre continuo e reciproco rilancio, a Bruxelles l’Italia e l’Unione europea si confronteranno – al di là della vicenda Brexit di strettissima attualità e di altre questioni – sui contenuti, gli obiettivi, i saldi della nostra manovra. Certo, il Consiglio che si svolgerà giovedì e venerdì prossimi nella capitale belga seguirà questo ordine del giorno: bilancio a lungo termine dell’UE, il mercato unico, la migrazione e le relazioni esterne. E poi discussione della Brexit e della zona euro venerdì. Ma è evidente che nelle pieghe dei lavori non potrà non emergere il caso Italia (e senz’altro anche il tema dei “gilets jaunes” francesi e delle promesse fatte ai cittadini francesi da Macron, che potrebbero portare a sforamenti dei parametri europei di bilancio da parte di Parigi). Un caso, quello italiano, che sicuramente sarà trattato anche in incontri a latere del vertice che il premier Conte avrà con Juncker, Moscovici, Dombrovsky.
È del tutto evidente che in mancanza di condivisioni da parte di Bruxelles sulla linea di sforamento dei vincoli Ue decisa dal governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte, l’avvio della procedura di infrazione non potrà essere evitata. Passo mai compiuto dalla comunità europea, senza precedenti su una manovra di un Paese membro. Cosa, questa, che non aiuta certo la Commissione Ue nelle sue decisioni. Senza dimenticare poi che l’avvicinarsi delle elezioni europee potrà condizionare in ogni senso le scelte dei vertici comunitari e le determinazioni di Lega a M5S, impegnati con l’obiettivo di far prevalere nelle urne europee l’ideale populista.
È questo il quadro che il capo dello Stato si troverà davanti domani, nella colazione al Quirinale con il governo. Ma non sarà la prima volta di Mattarella. Sono ormai mesi che il presidente si trova a fronteggiare l’impeto, originariamente (ma ancora oggi, anche se attenuato) antieuropeista, di Lega e M5S. Un atteggiamento dei giallo-verdi che comunque discende dal voto democratico degli italiani, che hanno portato alla vittoria i due schieramenti nelle elezioni del 4 marzo scorso. E ovviamente Mattarella, garante della Costituzione, non può di questo non tenere conto. E farsi difensore del nostro Paese, e del nostro sistema, in tutti i fori internazionali.
Nello stesso tempo, il fiero e convinto europeista Mattarella non può permettere all’Italia (per quanto sia nei suo poteri e nelle sue prerogative) una pericolosa deriva anti Ue. Ecco allora, e non sarà la prima volta, che è facile prevedere come domani il capo dello Stato – dopo avere ascoltato le determinazioni con cui il premier Conte, i vicepremier Salvini e Di Maio, il ministro Tria e altri (secondo quello che prevede il protocollo) manderanno messaggi a Bruxelles – spingerà ancora una volta augurandosi il raggiungimento di un accordo, di una intesa da tutte e due le parti. Con la speranza, a questo punto, che il nuovo anno porti buone notizie per gli italiani.