Sono poco più di duecentomila gli elettori che domani dovranno votare a Roma per le suppletive del collegio della Camera lasciato libero da Roberto Gualtieri. Una sfida che in teoria avrebbe dovuto essere scontata, trattandosi di un “feudo” del centrosinistra, ma che invece potrebbe essere più incerta per le divisioni tra Pd e centristi e per la “desistenza” scelta dai 5 stelle. Il Pd schiera Cecilia D’Elia, portavoce della conferenza delle donne del partito, ma non avrà l’appoggio ufficiale del Movimento 5 stelle. Il partito di Giuseppe Conte ha evitato di presentare una propria candidatura, favorendo in questo modo la convergenza dei voti 5 stelle sulla D’Elia, ma non sostiene ufficialmente la candidata Pd. Del resto, i rapporti tra M5s e democratici a Roma sono molto difficili, l’era Raggi al Campidoglio ha lasciato pesanti rivalità tra le due forze politiche e di certo non tutti gli elettori 5 stelle sceglieranno D’Elia.
Soprattutto, la candidata del Pd dovrà subire innanzitutto la concorrenza di Valerio Casini, sostenuto da Italia viva e da Azione. Casini alle comunali dello scorso ottobre era anche nella lista di Calenda, che nel centro di Roma ha toccato il 21% dei consensi. Una lotta interna al centrosinistra che fa sperare il centrodestra. Lega, Fi e Fdi candidano Simonetta Matone, che era stata giù proposta in ticket come vicesindaco a ottobre. Matteo Salvini dice che i romani del centro storico hanno finalmente la possibilità di “cambiare”, e la speranza è appunto quella di poter approfittare delle divisioni del fronte avversario. Ma, d’altro canto, storicamente alle suppletive il vero ago della bilancia sono gli astensionisti. La partecipazione è quasi sempre molto bassa in questo tipo di elezioni e, di fatto, è l’elemento che decide la partita. Vincerà, innanzitutto, chi riuscirà a mobilitare di più le proprie truppe. In corsa, infine, ci sono anche Beatrice Gamberini di Potere al popolo e Lorenzo Vanni di `Il nuovo mondo”.