Ultimo discorso da presidente di Napolitano, dimissioni sempre più vicine
E’ plausibile che il presidente della Repubblica non voglia e non possa indicare date, perché un passo del genere provocherebbe un terremoto nei mercati
di Francesco Del Vecchio Berlingieri
Missione compiuta. Dovrebbe essere questo il senso del nono, e ultimo, discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato sta in queste ore mettendo a punto il suo intervento che avverrà come di consueto domani alle 20.30 a reti televisive unificate, ma non c’è dubbio che il senso sarà questo: spiegare agli italiani di essere riuscito a portare fuori il Paese dalla sua immobilità istituzionale, favorendo l’avvio di un percorso di riforme (a partire dalla nuova legge elettorale) che darà nuovo slancio al sistema, permettendo all’Italia di girare finalmente pagina e tornare competere, fra l’altro, sulla scena internazionale. Un discorso che dovrebbe rappresentare una ulteriore tappa di avvicinamento alle sue, da lui stesso più annunciate, dimissioni.
Napolitano spiegherà che l’età – a giugno compirà 90 anni – e gli acciacchi e la fatica conseguenti non gli permettono più di essere fisicamente presente come vorrebbe, ma anche di essere convinto di avere portato a termine l’impegno preso nell’aprile del 2013, quando legò l’accettazione della sua rielezione all’avvio di un percorso condiviso dai partiti per la realizzazione delle riforme, a partire da quelle istituzionali. Napolitano ribadirà, così come fatto in occasione degli auguri di Natale alle alte cariche dello Stato e al corpo diplomatico, di lasciare un Paese guidato da un governo e da una maggioranza in grado di proseguire nel loro cammino. In grado di portare a casa cioè la riforma del bicameralismo e la nuova legge elettorale (alla quale magari il Capo dello Stato avrebbe il piacere di apporre la sua firma).
Napolitano, pur confermando l’intenzione di lasciare il Colle, non dovrebbe dare indicazioni sulla data delle sue dimissioni. Una scelta contraria equivarrebbe a depotenziare – soprattutto se la data dovesse essere relativamente lontana dal 31 dicembre – l’azione della stessa Presidenza della Repubblica. Per altro, come chiarito in una nota alcune settimane fa e ribadito di fatto davanti le alte cariche dello Stato, una data è già stata indicata ed è quella del 13 gennaio, quando il premier Matteo Renzi farà davanti il Parlamento europeo il discorso che concluderà il semestre di presidenza italiana dell’Ue. Ma nel discorso dell’addio è evidente che Napolitano non voglia e non possa indicare date, perché un passo del genere provocherebbe un terremoto nei mercati e nei rapporti tra i partner europei e internazionali. Mentre il Capo dello Stato, come più volte ha avuto occasione di ribadire, è per la stabilità istituzionale e per una gestione della sua successione senza strappi.
Napolitano spiegherà come ormai i motivi della sua rielezione – a partire da quel vuoto istituzionale derivato dall’incapcità a mettersi d’accordo su un nuovo Capo dello Stato da parte delle tre principali forze politiche, Pd, M5S e Forza Italia – non siano più in essere. Il governo è solido e i rapporti tra i principali partiti sembrano essere, in chiave Quirinale, avviati sul piano del dialogo e del confronto. Il messaggio sarà anche l’occasione per il Presidente per fare un bilancio dei suoi due mandati, delle difficoltà incontrate ma soprattutto delle prospettive di uscita dalla crisi del nostro Paese. Un messaggio di speranza e di fiducia nel futuro non potrà mancare nelle parole del Capo dello Stato, da sempre pronto a sottolineare le mancanze della nostra società – a partire dagli scandali che hanno visto coinvolti molti partiti – ma, nello stesso tempo, capace di spronare e sollecitare il Paese a combattere i propri mali facendo base sulle capacità, sull’abnegazione e sullo spirito di sacrifico degli italiani.
Comunque nessun mistero, nessuna incognita sul congedo anticipato di Napolitano. Soprattutto dopo aver definito nei giorni scorsi “imminente la fine del mio mandato”. Nessuna indicazione di data si diceva, ma una decisione ormai irrevocabile, nonostante le sollecitazioni pressanti di Renzi perché Napolitano ‘tirasse’ fino a primavera, in modo da accompagnare il Paese fuori dalle emergenze attuali. Ma ciò non è stato e domani ci saranno indicazioni più chiare e stringenti sulla conclusione del percorso al Quirinale di Napolitano. Ma senza indicare date. Salvo cambio di strategia delle ultime ore.