Da Don Gallo a Don Giorgio, quando la vocazione diventa sinistra
Sacerdoti con fede incrollabile nel vecchio Partito Comunista. E non solo
I no-global, i comunisti e i “ribelli”. Tre “anime”, a volte incarnate in alcuni preti, che hanno fatto scatenare roventi polemiche anche al di là delle Alpi. Tre “spine” al fianco della Chiesa che a volte hanno mandato su tutte le furie i vertici del Vaticano. È il caso di Don Giorgio De Capitani, per dirne una, che tra le sue sparate, si annovera quella di aver definito mercenari e indegni di essere chiamati difensori della patria i soldati italiani morti durante la “missione di pace” in Afghanistan. O, quando, ha attaccato il leader della Lega: “Salvini è un buono a nulla, un rottame che intende traghettare una mandria di porci verso l’altra sponda, ovvero quella dell’inferno. Ci andranno, e chissenefrega? È stata una loro scelta”. Un linguaggio colorito, a dir poco, quello del presbitero 79enne che più volte ha messo in imbarazzo la Chiesa. Ma tra i preti c’è anche il no-global, come Don Vitaliano Della Sala che in occasione di uno dei tanti sbarchi di immigrati ha scritto: “È giunta l’ora di rivendicare il nostro diritto ad essere antirazzisti, uscendo allo scoperto con la stella di Davide cucita sulla giacca pur senza essere ebrei, dichiarandoci idealmente siriani o afghani pur essendo nati in Italia “. Altra benzina sul fuoco, altre grane per la Chiesa. Il sigaro, il cappello, la voce roca caratterizzava, invece, Don Andrea Gallo (foto), morto quattro anni fa a 84 anni. Per oltre quarant’anni il sacerdote è stato senza parrocchia. Ovvero da quando nel 1970, il cardinale Giuseppe Siri lo “licenziò” perché troppo di sinistra. Non a caso nel 2012 alle elezioni comunali di Genova ha sostenuto l’outsider di sinistra Marco Doria, poi eletto. E alle primarie nazionali del centrosinistra si è schierato con il leader di Sel Nichi Vendola.