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Difficile emergere in un universo maschile

In un mondo, come quello delle auto, dominato dagli uomini, dove le donne la maggior parte delle volte sono relegate al ruolo di “bambole” da mettere in bella vista accanto ai nuovi modelli, qualcuna riesce ad affermarsi. Ma non è facile: bisogna combattere pregiudizi, discriminazioni e sfidare il luogo comune sul fatto che i motori siano appannaggio maschile. Qualcosa, però, forse sta cambiando, come dimostra il fatto che a capo della General Motors sia arrivata una donna, Mary Barra. Sulla scia del movimento #MeToo e degli scandali sugli abusi sessuali partiti da Hollywood e arrivati a toccare ormai tutti i settori, anche al salone dell’auto di Detroit ci si interroga su questo tema. Parlano alcune che hanno vissuto sulla loro pelle la difficoltà di farsi accettare in un universo poco in rosa. “Anche io sono stata discriminata – dice Rebecca Lindland, analista di Kelley Blue Book – non ho subito abusi fisici, forse perché la gente sa che faccio lezioni di difesa personale, di jujitsu brasiliano”, scherza. “Ci sono però molte differenze di stipendio, questo è sicuro, io e le mie colleghe siamo pagate meno, mi è capitato in tutti i lavori che ho svolto e questa per me è senza dubbio la cosa più frustrante e sconvolgente”. Differenze che, alle lunghe, pesano. “È davvero dura essere donne in una mischia. Ancora di più per una piccola come me, ti metti di lato, in un angolo e la gente ti calpesta quasi, fa le foto sopra la tua testa è come se tutti pensassero che tu non sia lì per lavorare come loro”. E Michelle Krebs, analista di Autotrader, nonostante sia incoraggiata dal fatto che la General Motors stia dando il buon esempio, ricorda con amarezza: “La mail più assurda mai ricevuta dopo aver fatto la recensione di un’auto è stata quella di un uomo del Texas. Mi ha scritto che le donne non devono occuparsi di auto ma devono stare in cucina a fare biscotti”.

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redazione