Sono sbarcati su terraferma i pescatori di Mazara del Vallo rilasciati giovedì scorso a Bengasi, in Libia, dopo 108 giorni di prigionia. Giunti poco dopo le 10 al molto della cittadina siciliana, i 18 uomini sono stati sottoposti a bordo a test rapidi, tutti negativi, per escludere il contagio di Covid-19. Appena attraccati, sulla banchina si sono avvicinati ai due motopesca, per un primo saluto sotto la pioggia, il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, e il vescovo, mons. Domenico Mogavero. “Siamo stati trattati malissimo, ma sono felice di essere qui” ha detto Pietro Marrone, comandante del peschereccio Medinea, che uscendo in auto dal porto di Mazara del Vallo ha scambiato due battute coi giornalisti. Un altro dei componenti l’equipaggio, un tunisino, dal finestrino ha detto che “siamo stati per settimane a piedi nudi. Ci hanno trattato molto male”.
I pescatori sono stati salutati anche da molti palloncini rosa, pronti a volare in aria al loro sbarco, e dal un lungo suono delle sirene dei motopescherecci di Mazara fermi nel porto. Il personale sanitario, formato da Croce rossa, associazioni della protezione civile e dall’Usca dell’Asp di Trapani, sono saliti a bordo. I pescatori, dalla nave, hanno salutato tutti i presenti nelle varie zone del porto, indirizzando anche un saluto ai giornalisti al lavoro sotto un gazebo. I marittimi sono scesi dalle imbarcazioni per eseguire il test anticovid nel gazebo allestito dalla Usca dell’Asp di Trapani. Contestualmente ai tamponi rapidi sono stati eseguiti anche quelli molecolari il cui risultato sarà noto non prima di sei ore.
Tra le persone al porto, come detto, il sindaco di Mazara del Vallo: “Ci dicano se possiamo continuare a lavorare o se dobbiamo tirare i remi in barca”. Quinci chiede all’Unione Europea di risolvere la questione dei confini marittimi della Libia. A Mazara, ha spiegato Quinci, “la pesca garantisce 600 posti di lavoro e altre migliaia nell’indotto. L’Ue si faccia protagonista di una svolta che ridisegni le politiche economiche del Mediterraneo”. Sul posto anche il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che ha lanciato un appello per la sicurezza nel Mediterraneo: “Condivido la posizione dell’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della Difesa, quando sostiene che è arrivato il tempo che le navi militari italiane tornino a presidiare il Mediterraneo, in numero adeguato e con regole d’ingaggio efficaci, per difendere la nostra marina mercantile e quella peschereccia”.