Le liste elettorali le decide Giuseppe Conte, che nei mesi scorsi per riempire la quota dei candidati “esterni” da presentare alle elezioni europee ha sollecitato i suoi a segnalare personalità da valutare. “Ma ad esempio – racconta a taccuini chiusi un parlamentare stellato di grande esperienza – Carolina Morace non sappiamo da dove sia venuta fuori, l`avrà sentita lui”. Qualche malumore rimane sempre dopo la composizione delle liste, ma, racconta una fonte di sicura fede “contiana”, le scelte “bloccate” dal leader del M5S, a parte gli uscenti “che non aveva certo messo lui” sono sette dei quali uno solo l’ex premier conosceva da qualche anno. Tutti dotati di robusti curriculum “che inviterei” spiega, “a confrontare con quello di eventuali scontenti”.
Tutto liscio? Niente affatto. Stavolta, nel gioco delle votazioni on line parlamentarie, è stato introdotto qualche controllo informatico più rigido che, sospettano ai piani alti del Movimento, “ha magari sorpreso qualcuno che si preparava da anni per la corsa al posto in lista”. Ma la rete, la “base”, la democrazia diretta delle origini mitiche di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio? “Dalla base – giura la stessa fonte – in tanti pensano che sia tempo di farla finita con questi click, ‘le liste le decida Conte’, ci dicono”. Mito della base o sistema verticistico, però, qualche strascico i risultati spesso deludenti delle consultazioni locali lo lasciano. Alle regionali della Basilicata, dopo il tira e molla interminabile sul candidato presidente, del campo non più tanto largo, il M5S ha rimediato un modesto 7,7 per cento con due consiglieri eletti contro il 20,3 e tre consiglieri delle precedenti regionali, e con circa un terzo dei voti rispetto a quelle e alle più recenti politiche di settembre 2022.
Ecco che si riapre, allora, il dibattito sulle regole interne troppo rigide: “Nessun malumore vero su Conte, ma sento molti ragionamenti sul tema dei limiti ai mandati elettivi. Certo, nessuno – racconta ancora un’autorevole voce interna – vuole litigare con Grillo in questo momento, ma la verità è che è solo lui che non accetta di allentare il vincolo sui due mandati: nessuno pone veramente il problema di allungare le carriere parlamentari ma che senso ha presentare sempre sconosciuti anche alle comunali e alle regionali? Mentre i nostri alleati presentano gente radicata sul territorio, conosciuta, affidabile, che magari di mandati ne ha fatti quattro o cinque… Allora il compromesso ci sarebbe: consentire almeno la formazione di liste civiche con i nostri esponenti di maggiore esperienza”. Discussione tutta da fare, quindi, probabilmente però se ne riparlerà dopo le europee (e l’election day che coinvolge nello stesso giorno città importanti). Il M5S di oggi non è quello sempre in fibrillazione, pronto a scannarsi in interminabili assemblee notturne segretissime, la cui cronaca dettagliata veniva fatta in tempo reale sulle agenzie di stampa.