Dopo l’Imu devi pagare anche un’altra extra tassa: ti troverai davanti la brutta situazione | Non c’è nulla da fare
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Soldi (Pixabay) IlFogliettone
Malumori e lamentele per molti italiani che dovranno affrontare questo salasso economico. La novità ha sconvolto tutti.
Possedere una casa in Italia comporta una serie di obblighi fiscali che possono sembrare complessi. Tra le principali imposte legate al patrimonio immobiliare troviamo l’Imu (Imposta Municipale Propria). L’Imu è una tassa che i proprietari di immobili devono versare al Comune in cui si trova l’immobile stesso.
L’Imu si applica a diversi tipi di immobili: abitazioni (escluse di solito le prime case), terreni agricoli e aree fabbricabili. Il suo importo varia in base a diversi fattori, come la categoria catastale dell’immobile, il comune di ubicazione e eventuali agevolazioni previste dalla legge. Non tutti sono tenuti a pagare l’IMU: ad esempio, sono esenti i proprietari di immobili classificati come abitazioni principali e alcune categorie di soggetti, come i disabili.
Oltre all’Imu, esistono altre tasse legate al possesso di un immobile. Tra queste ricordiamo la TASI (Tributo sui Servizi Indivisibili), che è stata abolita nel 2019 e accorpata all’IMU, e la TARI (Tassa sui Rifiuti), che invece è legata alla produzione di rifiuti e viene calcolata in base alla superficie dell’immobile e al numero di occupanti.
Comprendere le diverse tasse sugli immobili è fondamentale per ogni proprietario di casa. Un calcolo errato o un ritardo nel pagamento possono comportare sanzioni e interessi. Inoltre, conoscere le agevolazioni e le esenzioni previste dalla legge può consentire di risparmiare sui costi. Per questo motivo, si consiglia di rivolgersi a un professionista del settore o di consultare le guide online messe a disposizione dai comuni e dagli enti competenti.
Superbonus controverso
Il Superbonus 110% è stata un’agevolazione fiscale introdotta per incentivare la ristrutturazione e l’efficientamento energetico degli edifici. In pratica, chi effettuava lavori di riqualificazione poteva detrarre dalle tasse il 110% delle spese sostenute. L’obiettivo era quello di ridurre i consumi energetici, combattere il dissesto idrogeologico e dare una spinta al settore edile.
Tuttavia, questa misura così generosa ha sollevato numerose critiche. Le opposizioni hanno sottolineato il rischio di sprechi e di frodi, evidenziando casi di bonus richiesti su lavori non eseguiti o eseguiti in modo non corretto. Inoltre, è stata contestata la sostenibilità economica di un’agevolazione così onerosa per le casse dello Stato, soprattutto in un momento di difficoltà finanziarie. Infine, alcuni esperti hanno messo in discussione l’efficacia reale del Superbonus nel raggiungere gli obiettivi prefissati.
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Extra tassa per chi ha usato il Superbonus
Per arginare i tentativi di speculazione legati al Superbonus 110%, il governo ha introdotto una nuova imposta. Dal primo gennaio di quest’anno, chi vende un immobile ristrutturato grazie all’agevolazione fiscale entro i successivi dieci anni, deve pagare una tassa aggiuntiva del 26% sulla plusvalenza realizzata. Questa misura, estesa anche agli interventi su parti comuni condominiali, mira a scoraggiare la compravendita speculativa di immobili ristrutturati con incentivi statali.
Tuttavia, esistono delle eccezioni. La nuova imposta non si applica alle prime case, né agli immobili acquistati per donazione o successione. La misura, quindi, punta a colpire principalmente le seconde case acquistate con l’obiettivo di rivenderle rapidamente a un prezzo maggiorato grazie ai lavori di ristrutturazione agevolati.