Rientrato da Kiev, il prossimo obiettivo di Mario Draghi è il Consiglio europeo della prossima settimana (23-24 giugno) con due dossier sul tavolo: il sostegno alla candidatura dell’Ucraina a entrare nell’Ue e il tetto al prezzo del gas. Per quanto riguarda il primo punto, un passo avanti importante è stato fatto, portando il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron a sostenere la richiesta di Volodymyr Zelensky, un esito non scontato viste le perplessità che erano state dimostrate in precedenza da entrambi i Paesi. “Non era facile convincere francesi e tedeschi – sottolinea una fonte italiana – ma ha prevalso l”effetto D’: Draghi ha spiegato che non ha senso frustrare le aspettative degli ucraini e visto che non è possibile l’ingresso nella Nato è fondamentale riconoscere la candidatura di Kiev, che non vuol dire garantire scorciatoie e Zelensky questo lo sa bene, sa bene che è un processo”.
Adesso, puntando anche a fare “blocco” con la Spagna, c’è da convincere i Paesi ancora recalcitranti, a partire dall’Olanda, leader dei ‘frugali’. “C’è il timore – sottolinea la fonte – che l’Ucraina possa bussare subito alla porta a chiedere vantaggi o risorse economiche, ma Kiev sa benissimo che l’Ue non è un bancomat e che sarà un percorso lungo e complesso, con molte riforme da fare”. La partita sarà giocata nel Consiglio, dopo il via libera oggi all’accoglimento della candidatura arrivato dalla Commissione. “Non siamo in condizione di prometttere” che il riconoscimento della candidatura “sarà l’esito ma possiamo promettere che è la nostra posizione, è un bel passo avanti”, ha detto ieri Draghi a Kiev. Ancora più difficile la partita del tetto al prezzo del gas, viste le resistenze ancora nette e “pesanti”. Contraria, ancora una volta, l’Olanda, che “ospita” il mercato del gas (TTF, Title Transfer Facility) e che quindi potrebbe avere un danno economico. Contraria anche la Germania, che teme lo “strappo” con Mosca e la conseguente riduzione delle forniture.
Per convincere Berlino, però, il presidente del Consiglio potrebbe contare sull’aiuto (involontario e inaspettato) di Vladimir Putin, con la riduzione delle forniture decisa dalla Russia. “Adesso la riduzione delle forniture – sottolineano le fonti – sta già succedendo e dunque cade questo argomento. Anzi, è proprio il momento per agire”. Draghi lo spiegherà in Consiglio, convinto che Putin stia usando il gas come arma politica. Sulle motivazioni per la riduzione delle forniture, ha sottolineato, Mosca “dice bugie” e la sua strategia “va affrontata e combattuta”. E poi non va dimenticata la questione dell’inflazione e dell’aumento dei prezzi del gas, cosa che fa sì che la Russia incassi di più pur fornendo meno gas. Visti gli sviluppi, dunque, c’è un moderato ottimismo. “A maggio – sottolineano le fonti – siamo riusciti a far inserire il price cap nel documento finale, cosa che non era prevista nelle prime versioni. E’ stato già un passo avanti, noi torneremo a portare avanti la questione nel prossimo Consiglio”.