La “tregua” elettorale concessa da Mario Draghi ai partiti di governo è finita. Il presidente del Consiglio, nei giorni scorsi, aveva accettato di “rallentare” alcuni dei dossier più spinosi, ieri è stato al lavoro con un occhio all’andamento dello spoglio, ma da oggi è deciso ad accelerare per affrontare le prossime riforme, a partire da una delle più delicate: la delega fiscale. Draghi ha quindi convocato per le 14 la cabina di regia a Palazzo Chigi. Subito dopo riunirà il Consiglio dei ministri per l’approvazione. Un doppio passaggio prima della partenza per Brdo in Slovenia dove il premier è atteso alle 18.30 per il Vertice informale dei membri del Consiglio europeo.
Tempi “strettissimi” dunque, ma il premier vuole chiudere rapidamente una partita centrale anche in ottica Pnrr. Per i partiti però il nodo è sensibile, come dimostrano le polemiche dei giorni scorsi sulla riforma del catasto. Il presidente del Consiglio ha assicurato anche la scorsa settimana che “il governo non ha intenzione di aumentare le tasse” perché “in questo momento i soldi si danno e non si prendono”, ma soprattutto il leader della Lega Matteo Salvini non si fida e anche oggi ribadisce che il Carroccio non accetterà un aumento della pressione fiscale, anzi “chiederemo a Draghi maggiore incisività su alcuni temi: taglio delle tasse, giustizia, sicurezza, scuola”.
Intanto, dal punto di vista politico, il risultato elettorale, se non avrà conseguenze sulla tenuta del governo, potrebbe portare a una modifica dei rapporti di forza interni all’esecutivo. “Questa vittoria del centrosinistra rafforza l’Italia perché rafforza il governo Draghi”, secondo Enrico Letta che vede nel Pd “il baricentro di una coalizione alternativa” alla destra. Il voto certo non premia il M5s, che lascia la guida di Roma e Torino e in generale non mostra risultati brillanti. Ma è soprattutto nel centrodestra che il voto può far emergere le divisioni. La Lega non viene premiata dalle urne, anche al Nord, a volte in favore di Fdi, mentre Forza Italia può rivendicare la vittoria del suo unico candidato: Roberto Occhiuto in Calabria.
“Forza Italia – per il vice presidente Antonio Tajani – è l’anima del centrodestra, la forza politica che dà credibilità e forza a tutto il centrodestra. Senza Fi non si vince”. A dire che il voto indica la necessità di un cambiamento nella linea del centrodestra è una vecchia ‘volpe’ della politica come Maurizio Lupi (Nci): “Il governo Draghi sta spiazzando tutti. Se noi non capiamo che il governo Draghi sta creando uno spazio enorme alla politica di centrodestra e la raccogliamo nei temi della serietà, della concretezza, nel dire la verità ai cittadini, nel mettere i cittadini prima dello Stato” potrebbe essere un’occasione perduta.