Draghi: accontentati su tetto prezzo del gas, embargo petrolio russo un “successo” e non ci penalizza

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Il premier parla dopo il summit di Bruxelles: “Salvini a Mosca? Linea non cambi”. E lancia appello a imprese e sindacati VIDEO

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L’embargo sul petrolio russo è un “successo” non penalizzante per l’Italia, che è stata “accontentata” sul tetto al prezzo del gas. Al termine del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles, il presidente del Consiglio Mario Draghi traccia un bilancio complessivamente “soddisfacente” sul summit. L’accordo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia che contiene anche lo stop in due fasi all’importazione di greggio russo è stato difficile da raggiungere, per le garanzie incrociate richieste da molti Paesi, compresa l’Italia. “Immaginare di essere uniti su un embargo del 90% del petrolio russo qualche giorno fa non sarebbe stato credibile”, ha commentato assicurando che “l’Italia non esce penalizzata: anche per noi l’obbligo scatterà alla fine dell’anno quindi siamo più o meno come gli altri”. Per quanto riguarda il ‘price cap’, una ‘battaglia’ che il premier porta avanti da mesi, certo non si può parlare di una vittoria perché in concreto, nella dichiarazione finale, è stato semplicemente dato mandato alla Commissione di studiare la “fattibilità” dell’introduzione di “massimali temporanei” dei prezzi all’importazione. Però il fatto che il tema entri in un documento ufficiale è un piccolo passo avanti. “Siamo stati accontentati”, ha sottolineato l’ex numero uno della Bce.

Tra gli altri punti discussi in questi due giorni, c’è il tema della crisi alimentare, argomento al centro della telefonata che Draghi aveva fatto al presidente russo Vladimir Putin la scorsa settimana. Su questo il soggetto principale in campo è l’Onu, con cui l’Unione europea sta collaborando. L’obiettivo è far partire dai porti Ucraini nel Mar Nero il grano stoccato nei silos, che andranno poi riempiti con il nuovo raccolto. Un’emergenza umanitaria ma anche strategica: la scarsità alimentare colpisce in particolare l’Africa, con l’Italia che sarebbe uno dei Paesi a risentire di più, indirettamente, del problema. “Vincere la battaglia per la sicurezza alimentare – ha spiegato – è importante anche da un punto di vista strategico perché viene diffusa l’interpretazione che la carestia è causata dalle sanzioni, no: è causata dalla guerra. Ma molti dei Paesi africani non sono dalla parte dell’Occidente. Ciò che l’alleanza vorrebbe farli è portarli dalla parte nostra, ma se si perde la guerra alimentare non ci sarà nessuna speranza che vengano dalla parte dell’alleanza perché si sentiranno traditi. Al di là delle conseguenze umanitarie ci sono conseguenze strategiche molto serie”.

Al centro dell’incontro con i giornalisti, però, sono stati naturalmente anche i temi italiani, a partire dal ‘caso’ dell’eventuale missione a Mosca di Matteo Salvini. Un annuncio, quello del leader della Lega, a cui Draghi mostra di voler dare assai poco rilievo. “Quando si è formato il governo sono stato chiarissimo: è un governo fermamente collocato nell’Ue e nel nostro rapporto storico transatlantico. In questo binario il governo si è sempre mosso e continua a muoversi, alleato con i partner del G7 e dell’Ue, e continua a farlo. Non si fa spostare da queste cose”. Maggiore preoccupazione, invece, la danno i temi economici, a partire dall’inflazione in crescita (ai massimi dal 1986, stima l’Istat) e visto anche che le sanzioni, che daranno i massimi effetti in estate, dureranno “molto, molto a lungo”. Quella che l’Italia sta vivendo, ha evidenziato, è una fase così complessa che serve unità. Innanzitutto all’interno, dove “sindacati, imprese e governo devono lavorare insieme” perché “non c’è spazio per aver un ruolo di una parte sola”.

E poi a livello europeo, perché gli impegni che si parano davanti non possono “essere affrontati solo con i bilanci nazionali” e servirà un meccanismo simile al Next Generation Eu. Un tema che ha trovato, e presumibilmente continuerà a trovare, il no dei Paesi del Nord. Sicuramente, ha detto, il governo continuerà ad aiutare famiglie e imprese, ma facendo attenzione ai conti pubblici e quindi senza nuovi scostamenti, nonostante il pressing di quasi tutte le forze della maggioranza. “Più che chiedere lo scostamento – ha sottolineato – occorrerebbe guardare alle cose che bisogna fare e poi trovare i soldi: finora siamo stati abbastanza bravi a trovarli nel bilancio e spero di restare altrettanto bravo. Ma non ho obiezioni ideologiche di fondo”. Infine una domanda sul suo futuro, su cui, però, il presidente del Consiglio non scopre le carte. A chi gli chiedeva se sia interessato a incarichi internazionali, come la guida della Nato, la sua risposta è stata un secco “no”.