Draghi: al “non-governo” contrapporre il coraggio delle riforme
Il premier ricorda lo storico leader del Partito repubblicano Ugo La Malfa
Le scelte di apertura al libero commercio e alla concorrenza “valsero a La Malfa l’ammirazione dell’Organizzazione per la cooperazione economica europea e della Germania. Ludwig Erhard, durante una visita in Italia, elogiò con un certo stupore il suo coraggio e la sua tenacia. Quell’Italia, aperta e coraggiosa, seppe sorprendere il ministro tedesco dell’economia sociale di mercato – e, con lui, l’Europa intera”. Lo ha affermato Mario Draghi, nel suo intervento alla presentazione del portale dedicato allo storico leader del Partito repubblicano Ugo La Malfa, nell’aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio. “Da questo passaggio storico – ha spiegato – si evince un tratto distintivo di Ugo La Malfa. La grande apertura mentale, accompagnata alla profondità di riflessione sull’economia. Conoscenze e convinzioni sviluppate con la lettura di John Maynard Keynes e degli economisti americani. Una scoperta avvenuta in un grande luogo della cultura italiana: l’Ufficio Studi della Banca Commerciale. Fu Raffaele Mattioli nel 1933 a volere lì La Malfa, nonostante fosse stato da poco liberato dopo un arresto politico e sorvegliato dalla polizia. Mattioli aprì la sua casa ai giovani dell’Ufficio Studi, dove poterono incontrare intellettuali, scrittori e poeti, da Bacchelli a Montale. E in quegli uffici della Banca Commerciale, come ricorda lo stesso La Malfa, si svolse la battaglia clandestina contro il fascismo”.
“Da uomo di governo, La Malfa – ha proseguito Draghi – continuò a circondarsi di giovani studiosi. Nel 1962, da ministro del Bilancio, lavorò insieme a Paolo Sylos Labini, Francesco Forte, Giorgio Fuà e Pasquale Saraceno alla Nota Aggiuntiva – il suo maggiore lascito intellettuale. Nella Nota, La Malfa cercò di dare risposta a una questione centrale per la ricostruzione. Come trasformare il periodo eccezionale che il Paese stava vivendo in una stagione di crescita di lungo termine. La Malfa ci ricorda l’importanza di una politica di programmazione, necessaria per uno ‘sviluppo equilibrato’. E ci invita ad affrontare le situazioni settoriali, regionali e sociali che non riescono a trarre ‘sufficiente beneficio dalla generale espansione del sistema’. ‘Soltanto in una fase di grande dinamismo – scriveva La Malfa – è possibile attuare le necessarie modificazioni del meccanismo economico senza incontrare costi troppo elevati’. L’alternativa è quella che La Malfa chiamò successivamente il ‘non-governo’. Una definizione fulminante, per sottolineare l’incapacità di affrontare i problemi, di dare continuità alla modernizzazione del Paese. Al ‘non-governo’ va contrapposto il coraggio delle riforme economiche e sociali, quella che Caffè chiamò la solitudine del riformatore. Un’azione paziente ma decisa, che eviti gli sterili drammi degli scontri ideologici, per dare all’Italia una prospettiva di sviluppo, coesione, convergenza”.
“Oggi, ricordiamo La Malfa – ha sottolineato ancora Draghi – come grande statista e appassionato riformatore. Uno degli artefici del boom economico, sempre attento a bilanciare crescita e uguaglianza. Un uomo onesto e rigoroso, che non dimenticava quando, da giovane studente alla Ca’ Foscari, per risparmiare si nutriva di fichi secchi. Un protagonista della vita civile dell’Italia, che non ha mai perso di vista i valori morali dell’attività clandestina e della Resistenza, e l’importanza di trasmetterne la memoria. Nella lettera a Donato Menichella all’annuncio delle sue dimissioni da Governatore della Banca d’Italia, La Malfa si preoccupa che i più giovani non conoscano mai ‘quello che noi abbiamo sofferto e quello per cui tutta la vita abbiamo combattuto’. Sono certo – ha concluso il presidente del Consiglio – che l’archivio che inauguriamo oggi contribuirà a diffondere la lezione riformatrice di La Malfa, il suo coraggio, la sua passione civile”.