Draghi incassa ok a Def. E avverte i partiti: italiani vogliono unità
Il premier: “Lega contro governo su fisco? Previsto, andremo avanti”. A Palazzo Chigi arrivano i sindacati per un confronto sulla situazione economica
Il presidente del Consiglio Mario Draghi incassa la fiducia sul Documento di economia e finanza e coglie l’occasione per un “richiamo” ai partiti che lo sostengono, nel giorno in cui si fanno particolarmente forti le tensioni sulla giustizia e sulla riforma del fisco. In un quadro in cui la guerra in Ucraina determina un “peggioramento delle prospettive di crescita” e un calo della “fiducia” da parte di cittadini, imprese e investitori, il compito della maggioranza, sottolinea in conferenza stampa, è proprio quello di “dare fiducia”, garantendo “una governabilità che si esprime con decisione e unità di intenti, che è quello che vogliono vedere i cittadini. Se i cittadini dovessero scegliere tra affermazione delle identità dei partiti o unità di intenti sono certo che sceglierebbero la seconda”. Il modello da seguire è quello della pandemia, uno “shock” a cui si è fatto fronte con una “esperienza di straordinaria unità nazionale”.
Certo Draghi non trascura i distinguo sul Def (con il M5s che a Cdm appena concluso è tornato a chiedere di valutare uno scostamento di bilancio), né tantomeno le forti tensioni che arrivano dal Parlamento, dove le riforme del fisco e della giustizia si sono scontrate con le divisioni delle forze politiche. Sul fisco, in particolare, fa rumore il no della Lega. “L’opposizione della Lega – cerca di minimizzare – era prevista, andremo avanti. Non è la prima volta che la Lega si oppone, ci sono stati altri due voti, mi pare, ed è stato vinto due volte dal governo. Speriamo di vincerlo di nuovo”. Per farlo, però, potrebbe essere necessario il voto di fiducia, cosa che l’esecutivo sta valutando. Non prevista, invece, la fiducia sull’altro tema “caldo” di questi giorni, la riforma della giustizia con il nodo del Csm. “La mia intenzione è di rimanere fedele alla promessa fatta di non mettere la fiducia sulla riforma del Csm. Spero – è il messaggio – che le forze politiche prendano questo come un segnale di democrazia ma si mostrino anche collaborative per arrivare a un compromesso che deve essere ragionevole per tutti i punti di vista”. Comunque, l’azione del governo non si può fermare e non si fermerà, assicura, perché occorre assolutamente “continuare il percorso tutto sommato positivo del Pnrr e delle riforme strutturali” superando la logica delle “battaglie identitarie” per “comprendere la situazione e la necessità di agire”.
Se nella politica le acque sono agitate, anche le parti sociali alzano la voce. Il presidente della Confindustria Bonomi giudica “non sufficienti” le misure dell’esecutivo sull’energia, paventando il rischio di “recessione tecnica”. “Bonomi – è la replica di Draghi – registra la realtà per quello che è. Poi magari sarà eccessivamente pessimistico, oppure no.. Lo vedremo nelle prossime settimane. Oggi però dovendo decidere le risposta di politica economica si sbaglia di meno a essere pessimisti che ad essere ottimisti. Quanto al fatto che non convenga più produrre in Italia non so, guardando gli utili dello scorso anno mi sembra che convenga molto produrre in Italia…”. Intanto domani mattina a Palazzo Chigi arrivano i sindacati, per un confronto sulla situazione economica, a partire dalla crisi dei prezzi. Il segretario della Cgil Maurizio Landini, alla vigilia dell’incontro, definisce “non simpaticissimo” il fatto che il Def sia stato approvato prima della convocazione, assicurando che “non staremo zitti e fermi”. Con Cgil, Cisl e Uil, però, il premier usa toni concilianti: di fronte alle sfide che il Paese ha davanti, dice, “la cosa che mi è sembrata più naturale da fare è vedere se si può stare tutti insieme, forze sociali, governo, e discutere insieme di questo quadro complessivo, e vedere se si può riuscire a trovare una strada comune come si è fatto, ma solo su argomenti specifici, negli ultimi mesi”.
Il Documento di economia e finanza
Il Documento di economia e finanza (Def) 2022 cala la previsione tendenziale di crescita del prodotto interno lordo (Pil) per il 2022 dal 4,7% programmatico della Nadef al 2,9%, quella per il 2023 dal 2,8% al 2,3%. Il Documento tiene infatti conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori, in particolare l`invasione dell`Ucraina da parte della Russia, l`aumento dei prezzi dell`energia, degli alimentari e delle materie prime, l`andamento dei tassi d`interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell`Italia. Tali fattori sono oggi tutti meno favorevoli di quanto fossero in occasione della pubblicazione della Nota di aggiornamento al Def (Nadef) nello scorso settembre.
Il disavanzo tendenziale della pubblica amministrazione è indicato al 5,1% per quest`anno; scende successivamente fino al 2,7% del Pil nel 2025. Gli obiettivi per il disavanzo contenuti nella Nadef sono confermati: il 5,6% nel 2022, in discesa fino al 2,8% nel 2025. Vi è quindi un margine per misure espansive (0,5 punti percentuali di PIL per quest`anno, 0,2 punti nel 2023 e 0,1 punti nel 2024 e nel 2025). Questo spazio di manovra sarà utilizzato dal Governo per un nuovo intervento con diverse finalità, in particolare per contenere il costo dei carburanti e dell`energia per famiglie e attività produttive, potenziare gli strumenti di garanzia per l`accesso al credito delle imprese, integrare le risorse per compensare l`aumento del costo delle opere pubbliche e ripristinare alcuni fondi utilizzati a parziale copertura del recente decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17.
Per effetto di questi interventi, la crescita programmatica sarà lievemente più elevata di quella tendenziale, soprattutto nel 2022 e nel 2023 (3,1% e del 2,4%), con riflessi positivi sull`andamento dell`occupazione. Il rapporto debito/Pil nello scenario programmatico diminuirà quest`anno al 147,0%, dal 150,8% del 2021, per calare poi progressivamente fino al 141,4% nel 2025. La decisione di confermare gli obiettivi programmatici di disavanzo testimonia l`attenzione verso la sostenibilità della finanza pubblica. Al contempo, per il Governo resta imprescindibile continuare a promuovere una crescita economica elevata e sostenibile. Laddove necessario, il Governo fa sapere infine che non esiterà a intervenire con la massima determinazione e rapidità a sostegno delle famiglie e delle imprese.